Un lavoratore autonomo su due pentito di essere partita Iva

17 Luglio 2023
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Un lavoratore autonomo su 2 si è pentito di aver intrapreso questa strada e non la consiglierebbe ad altri. Preoccupazioni e incertezze sono i fattori che più incidono sul giudizio negativo, che si conferma anche sul fronte politico, con giudizi ”altamente critici nei confronti delle scelte del Governo sull’economia”. Sono i risultati del sondaggio che il Centro studi autonomi e partite iva ha fatto svolgere da Swg, rivolto a un campione rappresentativo di lavoratori autonomi e partite iva con fatturato fino a 350.000 euro. Le emozioni legate all’avere una partita Iva sono prevalentemente legate a ‘preoccupazione’ (42%) e ‘incertezza’ (40%) mentre ‘orgoglio’ (12%) e ‘fiducia’ (9%) chiudono la classifica. Tanto che ”oltre la metà dei rispondenti si pente di aver intrapreso la strada del lavoro autonomo e non la consiglierebbe ad altri”. Il sondaggio rivela ancora dati che fanno riflettere. La maggioranza degli intervistati è attratta dalla prospettiva di varcare i confini con la propria attività e il 17% sta valutando seriamente tale opportunità. Pessimisti e ottimisti si equivalgono ma per alcune categorie il futuro appare più nero: i commercianti, e tra loro soprattutto le donne hanno una visione negativa. 

Il rapporto con la politica è particolarmente analizzato. Lavoratori autonomi e partite iva risultano altamente critici nei confronti delle scelte del Governo sull’economia. Solo tra gli imprenditori le valutazioni positive superano il 30%. E anche qui c’è più di un elemento che colpisce: alla domanda su quale partito rappresenta meglio gli interessi degli imprenditori, di autonomi o partite Iva, solo il 30% risponde indicando partiti di centrodestra. E non perché privilegino gli altri: il Pd verrebbe scelto solo dal 7%, che salgono a 9% per il Movimento cinque stelle. ‘nessun partito ci rappresenta’ è l’opzione votata dal 31%. In una domanda successiva, gli intervistati testimoniano anche di non riscontrare una rappresentanza di categoria valida tra le associazioni e le singole esistenti. Luci e ombre si alternano. Chi vive di lavoro autonomo sconta un eccessivo peso del fisco, indicato come principale problematica da risolvere soprattutto per chi ha un fatturato ridotto. Sul podio delle criticità ci sono, per il campione sondato: carico fiscale pesante, quantità di procedure burocratiche, l’eccesso normativo di leggi e regolamenti. Il rapporto con le tasse (pagina 21) non è però sempre e solo critico. Per il 54% delle partite Iva intervistate, pagare le tasse è un dovere civico ed uno strumento di equità. Solo il 25% definisce le tasse come un freno allo sviluppo economico e solo il 21% come uno strumento vessatorio. Il livello di tassazione, però, confronta il campione: per l’81% è troppo elevato; per il 15% va bene così com’è. Solo una sparuta minoranza, per il 3% è abbastanza basso, per l’1% è molto basso. Anche sull’accesso al credito e sull’accensione dei mutui le partite Iva a differenza degli stessi problemi: per il 46% del campione è sempre difficile ottenere credito in banca. Siamo pur sempre la patria delle Pmi. Infatti nell’accesso al credito hanno maggiori difficoltà le partite Iva sopra i 100.000 euro di fatturato annuale, mentre va meglio per chi fattura tra i 50.000 ei 100.000 euro e decisamente bene per chi fattura sotto i 50.000 euro. 

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