Pil zero a dicembre. Confcommercio: famiglie costrette a consumare meno in ultimo semestre

14 Dicembre 2023
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“Il 2023 si chiude all’insegna del rallentamento generalizzato, ma non mancano preziosi spunti di vitalità economica, seppure deboli e incerti. In questo senso vanno letti sia il recupero delle vendite reali in ottobre sia la crescita della fiducia delle famiglie a novembre”. Lo afferma Confcommercio che prevede una variazione nulla in termini congiunturali del Pil a dicembre e dello 0,6% nel confronto annuo. Tale stima comporterebbe la conferma della crescita per l’intero anno 2023 allo 0,8%, in linea con le indicazioni del Nadef.

L’occupazione tiene egregiamente – puntualizza Confcommercio – e al di là delle aspettative più favorevoli. Nei mesi di agosto e settembre le presenze turistiche hanno fatto registrare il massimo di sempre, costituendo un’eredità che, trasmessa all’attività economica dell’ultimo quarto dell’anno, ne sostiene la variazione tendenziale. Infine, la settimana nera di fine novembre testimonia una certa vivacità della propensione al consumo e le stime sul volume di potenziali spese nel mese di dicembre fanno sperare in una chiusura d’anno favorita, ancora una volta, dalla tenuta dei consumi che hanno mostrato moderati segnali di miglioramento. A novembre la domanda delle famiglie, espressa nella metrica dell’ICC, ha registrato, dopo un semestre in negativo, una variazione dello 0,4% nel confronto annuale. La stima è frutto di una crescita dei consumi per i servizi (+2,3%) e di una riduzione per la componente relativa ai beni (-0,3%). I segmenti più dinamici della domanda si confermano quelli dell’automotive (+17,6%), dei servizi ricreativi (+16,8%) e dei trasporti aerei (+21,2%). 

Rimane molto difficile la situazione per la domanda relativa ai beni più tradizionali (alimentari, abbigliamento e calzature e mobili), condizione che potrà subire marginali modifiche positive in occasione delle spese legate alle festività di fine anno e della prossima stagione dei saldi. A possibile sostegno della domanda delle famiglie potrebbe intervenire il deciso rientro dell’ rimborso, scesa a novembre allo 0,8%, valore che non si registrava da marzo 2021. Il rientro, seppure più contenuto, dell’ rimborso di fondo, consolida l’ ipotesi dell’esaurimento della bolla inflazionistica iniziata nella primavera del 2021. La nostra stima per il mese di dicembre è di una variazione congiunturale dello 0,1% e di una crescita dello 0,6% nel confronto annuo. Nella media dell’anno l’inflazione si collocherebbe al 5,7%, conseguenza pressoché esclusiva del trascinamento proveniente dal 2022. Archiviato il 2023, l’attenzione è tutta sul 2024. L’anno che sta per chiudersi lascia sia in positivo sia in negativo (crescita) scarse eredità statistiche: tutto dovrà essere costruito durante il prossimo anno. 

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