Omotransfobia. Quando a essere schedati sono quelli che non la pensano come la sinistra

23 Luglio 2020
Lettura 2 min

di Gian Giacomo William Faillace – Molti si sono resi conto del gravissimo pericolo rappresentato dal progetto di legge sull’omotransfobia. Il testo di legge è stato approvato dalla Commissione Giustizia e rischia di arrivare tra pochissimo all’Assemblea della Camera dei deputati.

Con la proposta di legge, gli onorevoli Zan, Boldrini, Scalfarotto e altri, vorrebbero non soltanto introdurre nuovi ambigui reati e disposizioni penali liberticide ma anche rendere obbligatoria l’educazione al gender nelle scuole di ogni ordine e grado, attraverso l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia che sarà celebrata il 17 maggio di ogni anno, come si evince chiaramente dall’articolo 6, in pratica un nuovo modo per fare un lavaggio del cervello a tutti i bambini e un colpo mortale per il diritto dei genitori a educare i figli.

Ora, premettendo che nessuno è contrario al fatto che due persone dello stesso sesso possano amarsi e creare un’unione, che nessuno vieta ad altre persone di avere un orientamento sessuale, la proposta di legge presentata dagli esponenti della sinistra palesa l’intento di annullare ogni opinione contraria alle loro idee, infatti la senatrice Maiorino, una delle proponenti dei progetti di legge in quota M5S si è rammaricata del fatto che non sia stato inserito il reato di “propaganda di idee” nel progetto di legge e quindi teme che associazioni come Pro Vita & Famiglia possano continuare a esprimersi.

Tuttavia, ha subito aggiunto: “Avendo inserito il reato di incitamento all’odio, li prendiamo tutti”. Effettivamente, avendo inserito reati così ampi, ambigui e interpretabili, possono punire praticamente qualsiasi azione che i sinistri interpretano come “incitamento all’odio” in attesa che si metta al bando persino la biologia, considerato che tale materia insegna anche che esitono in natura organismi di sesso maschile e femminile.

E mentre alcuni giorni fa si sono tenute manifestazioni in piazza del Pantheon a Roma e in contemporanea in altre città d’Italia a sostengo della proposta di legge Zan, in un paesino in provincia di Taranto, Lizzano, il parroco del paese ha organizzato un rosario propiziatorio in parrocchia per richiedere all’Altissimo l’effetto contrario.

Non l’avesse mai fatto! Pur non essendo ancora passata la legge alla Camera, un gruppo di giovani vicini alle associazioni LGBT hanno, senza richiedere autorizzazioni alle autorità competenti, organizzato sul sagrato della chiesa dove si teneva la preghiera a favore della famiglia, una contro manifestazione al fine di disturbare con metodi degni di Khmer in fasce, la manifestazione religiosa.

Come sempre mi chiedo, e avrei voluto porre la domanda all’organizzatrice della contro manifestazione, se tale coraggio lo avesse avuto anche davanti all’ambasciata dell’Iran o dell’Arabia Saudita o, perchè no, davanti alla rappresentanza in Italia della Palestina, luoghi in cui, lesbiche, gay, transgender, sono condannati a morte, ma la signorina in questione, dapprima d’accordo per un’intervista telefonica, ha successivamente richiesto un’intervista scritta per poi declinare l’invito in considerazione del fatto che le mie idee non combaciano con le sue. Che bella la democrazia a senso unico ma apprezzo l’intelligenza della ragazza, rispetto ad altri coetanei di estrazione ittica che collezionano magre figure in televisione, al contrario non ne apprezzo la pavidità.

Sempre in quel di Lizzano, visto che il parroco avvertì i Carabinieri della manifestazione LGBT sul sagarato, è intervenuto anche il sindaco della cittadina, Antonietta D’Oria che, raggiunta telefonicamente, ha in pratica negato ogni suo coinvolgimento mentre, dai video in rete, si dimostra che il primo cittadino, accompagnata dal suo vice, non avrebbe agevolato il lavoro dei Carabinieri che stavano identificando i manifestanti LGBT.

Come se non bastasse, il vice sindaco, con pose augustee, intimava i militari dell’Arma a riportare l’ordine presso una piazzetta del paese, luogo in cui molti bambini giocano a calcio, mentre il sindaco chiedeva che venissero schedati i fedeli raccolti in parrocchia a pregare.

Sindaco e vice sindaco forse non sanno che per vietare il gioco del pallone in una determinata area della cittadina da essi amministrata, non servono i Carabinieri, bensì un’ordinanza che loro dovrebbero varare ma andate a farlo comprendere a due personaggi che solo l’amara ironia pirandelliana potrebbe ben descrivere.

Fatto sta che, nonostante la proposta di legge Zan non sia stata ancora varata, le associazioni LGBT stanno già facendo il loro lavoro degno della Stasi: bloccare ogni iniziativa che manifesta il dissenso alle loro idee.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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