Il mondo cambia per tutti, anche in Palestina

4 Marzo 2021
Lettura 2 min

di Luigi Basso – Il 5 febbraio 2021 si candida a diventare una di quelle date che modificano il corso degli eventi storici.

Un mese fa, nel silenzio mainstream, la Corte Penale Internazionale dell’Aja ha stabilito che rientra tra le sue prerogative quella di poter indagare sul conflitto tra Israele e Palestina: ciò implica anche il potere di processare chiunque sia accusato di crimini di guerra che si presume siano stati commessi in quell’area.

In effetti la decisione era inevitabile, sul piano giuridico, dal momento che l’Autorità Palestinese, che pure non è uno Stato, ha ottenuto tuttavia il riconoscimento dello status di Osservatore all’ONU: ottenuto tale upgrade, l’Autorità Palestinese ha, quindi, potuto aderire alla Corte Penale Internazionale del’Aja; da quel momento era pressoché impossibile fermare un coinvolgimento giurisdizionale dei giudici.

Israele è molto preoccupato della piega che le cose hanno preso.

Il Procuratore dell’Ajia Fatou Bensouda, ha fatto sapere che partirà nelle sue indagini dal 13 giugno 2014, cioè a partire dalla terza guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza: uno dei conflitti più mortali tra le due parti che costò più di 2.000 morti tra i palestinesi e oltre 70 tra gli israeliani.

La preoccupazione israeliana aveva già spinto l’esercito israeliano ad avviare rapidamente indagini da parte del dipartimento legale militare su alcuni incidenti gravi accaduti durante il conflitto, finalizzata anche a dimostrare l’estraneità di Israele ai crimini.

E’ ovvio che le indagini penali della Corte impiegheranno anni a materializzarsi, qualora ci fossero realmente le prove di crimini di guerra, ma è altrettanto ovvio che da questo momento Israele dovrà modificare le sue regole di ingaggio in Palestina, se non altro per precauzione, anche se fino ad oggi non avesse commesso neppure un crimine di guerra.

E’ altrettanto ovvio che anche Hamas e le altre organizzazioni paramilitari palestinesi potrebbero finire nel mirino, poiché in quel conflitto non vi sono santi contro diavoli, ma tutti hanno la loro parte di scheletri negli armadi e non sembra che alcuno possa vestire i panni candidi della fanciulla illibata offesa.

Intanto, il quotidiano israeliano Haaretz riferisce di piani israeliani per informare centinaia di alti funzionari della sicurezza, passati e presenti, sul rischio della loro esposizione a procedimenti giudiziari: per loro anche andare all’estero per vacanza potrebbe essere compromettente.

Tra questi, sempre secondo Haaretz, c’è il ministro della Difesa israeliano e leader del partito Blu e Bianco, Benny Gantz, che era capo di stato maggiore militare nel 2014.

Bisogna poi ammettere che l’indagine partirà dal conflitto del 2014, ma poi non vi sono limiti all’oggetto della stessa e di sicuro andrà a dare una sbirciata su altri presunti crimini, inclusa la costruzione di insediamenti israeliani nei territori occupati.

Insomma, la questione Israele – Palestina, dopo decenni di stallo, finisce sul tavolo della magistratura: l’esperienza ci ha insegnato che quando le grane arrivano davanti alle toghe, la politica ed i politici hanno fallito.

Di sicuro, al di là di quello che accadrà oggi o domani, ma mettendo le cose in una lunga prospettiva, il sole che da oggi sorgerà in Palestina non sarà più lo stesso.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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