Afghanistan, Trump e l’accordo di fine guerra con i talebani del 2020. Il via libera all’emirato islamico prima di Biden

18 Agosto 2021
Lettura 2 min

di Angelo Alessandri – Un articolo apparso sulla prestigiosa testata affarinternazionali.it la bellezza di 18 mesi fa ci suggerisce in questo momento di caos totale alcuni spunti di riflessione nel marasma del ritiro Usa in Afghanistan. La popolarità del presidente Usa, Biden, è in picchiata. Il disordine e la fretta con cui le truppe sono state evacuate è il peggior biglietto da visita del disimpegno occidentale americano.

Ma, appunto, occorre anche non essere frettolosi nel dare giudizi. Cosa leggiamo nella utile analisi di affari internazionali?

Ci viene ricordato che il 29 febbraio 2020 Stati Uniti e movimento talebano hanno siglato l’accordo negoziale per porre fine alla guerra tra i due. Alla presenza del rappresentante statunitense per l’Afghanistan, Zalmay Khalilzad, e del segretario di Stato Mike Pompeo, l’accordo è stato sottoscritto a Doha, in Qatar, dal delegato talebano Abdul Ghani Baradar e dal segretario alla Difesa Mark Esper.

Il processo negoziale era stato avviato nel 2007 dall’allora presidente Ahmid Karzai, poi ripreso nel 2012 con i dialoghi di Doha e più volte interrotto – l’ultima volta all’inizio di settembre 2019. Quello siglato il 29 febbraio è la migliore opzione in mano agli Stati Uniti per porre fine alla loro guerra più lunga, ormai persa, pur rischiando di riportare l’Afghanistan a una condizione molto simile a quella pre-2001. Un accordo che prevede la fine della guerra tra Stati Uniti e talebani, ma non tra i talebani e il governo afghano, che dovranno raggiungere – nelle intenzioni di Washington – un’intesa separata”.

Smobilitazione generale, insomma, dato che gli Usa passavano da 13mila a 8600 militari.

Conclusioni? “Gli Stati Uniti perdono la guerra, ma il presidente Trump ottiene il successo di un accordo che porta al disimpegno militare promesso agli elettori statunitensi”. Ma leggete ora il resto, che è la cronaca di questi giorni, anticipata e spiegata un anno e mezzo fa!

“L’assenza del governo afghano dall’accordo di Doha – si legge ., di fatto, esclude Kabul e ne sancisce il sostanziale abbandono. Lo Stato afghano è di fatto fallito: non ha il controllo delle aree extra-urbane e delle vie di comunicazione; le sue forze di sicurezza, deboli e fiaccate dalle pesanti perdite in combattimento e dalle diserzioni, rischiano il collasso; la classe dirigente è ormai impegnata a salvare sé stessa; la litigiosità politica, che si accompagna agli ultimi cinque anni di assenza di governo, apre a una nuova fase di guerra civile. In tale quadro, il governo afghano è stato completamente marginalizzato, al punto tale da dover posticipare, in seguito all’accordo Usa-talebani, l’insediamento del presidente eletto. Un’ulteriore mortificazione che ne conferma la subalternità. Di fatto, Washington ha posto Kabul di fronte a una decisione presa. Ma al di là degli accordi sottoscritti, che servono esclusivamente al presidente Trump per presentarsi in campagna elettorale come colui che ha posto fine a 40 anni di guerra in Afghanistan, i talebani attendono senza fretta il momento opportuno per scagliare la loro offensiva”.

E’ arrivato il Ferragosto 2021 per porre una data agli eventi. Ma era già tutto scritto.

“La prima ipotesi prevede il ritiro totale delle forze statunitensi, e di conseguenza della Nato. Un’opzione che chiuderebbe qualunque ulteriore capacità di intervento e aprirebbe a una nuova fase della guerra civile. Si potrebbe così scatenare un maggiore caos: emergerebbero nuovi attori della violenza, come lo Stato islamico Khorasan, la branca afghana dell’Isis, e i talebani potrebbero prendere il potere in ampie parti del paese, persino più di quanto ne abbiano oggi. Una prospettiva, dunque, non molto diversa da quella del 1996-2001 e che si concretizzerebbe, da una parte, in un’alleanza tra i tagiki e i signori della guerra, mentre dall’altra, nella proclamazione dell’Emirato islamico dei talebani nelle aree sotto il loro controllo”. Esattamente quello che è accaduto. Impressionante, vero? Già, ma a quel tavolo c’era il presidente Trump.

La seconda ipotesi, era conservare 3-5.000 truppe statunitensi in funzione di contro-terrorismo. Neppure quelle. Ora davvero il mondo è nel caos.

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