di Angelo Alessandri – Eh sì. C’è una guerra fuori dalla guerra. La propaganda di guerra. E la si usa da ben prima delle guerre puniche. Tutti i due fronti sono attivissimi. Hacker, controhacker, siti farlocchi e fake come piovesse. E controfake come grandinasse. La confusione. Voluta. Poi i tifosi scelgono la “verità che preferiscono. Stando poi sul divano di casa diventa persino come tifare per le squadre di pallone. E allora attaccano un ospedale. I russi subito: no era base dei miliziani. Open dimostra che le foto dei soldati sono una fake russa ed è un edificio dall’altra parte della città (https://www.open.online/2022/03/11/video-soldati-ucraini-ospedale-pediatrico-mariupol/).
Tutti i tifosi ucraini a ribattere: allora la donna incinta è una blogger, una messinscena, dicono i siti proputin. Che, onestamente, vedremo se la trovano, perche’ dal viso puo’ essere una qualsiasi ragazza ucraina. Ma tutti i tifosi, con sicurezza, a darlo per certo.
E giù di fake e contro fake. In serata sia russi che ucraini ammettono che faranno verifiche. Ecco. Ma intanto sulla rete ognuno vende la sua versione. I tifosi si insultano. Dal divano di casa ognuno combatte la sua piccola guerra. Prima di ordinare una pizza.
Forse in questo ha ragione Putin. Lui ha bloccato ogni notizia ai russi che non siano le sue, pena il carcere. In Russia la versione è che non c’è una guerra. Pensate se lo facessero pure qua. Poi però agli eroici tifosi da facebook cosa gli facciamo fare? Usti. Un problema.
Forse è meglio lasciarli fare. Tenerli occupati.
Il panem scarseggierà o rincarerà.
Almeno il circenses, lasciamoglielo. No?
Io nel dubbio prendo tutto con le pinze.
E non tifo. Ma sono preoccupato.
Perché una guerra c’è. Checché ne dica Lavrov.
Foto di Axville