Mancano 2900 medici di famiglia. E’ allarme rosso. Situazione più critica è al Nord

24 Maggio 2023
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Allarme medici di famiglia: in Italia ne mancano quasi 2.900 ed entro il 2025 ne perdiamo oltre 3.400. Intanto oggi il 42,1% dei medici supera il tetto massimo di 1.500 pazienti, riducendo così la qualità dell’assistenza. E’ quanto denuncia la Fondazione GIMBE, che per bocca del suo presidente Nino Cartabellotta spiega come “la carenza dei medici di medicina generale (Mmg) oggi riguarda tutte le Regioni per ragioni diverse: mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e desertificazione nelle aree disagiate che finiscono per comportare l’impossibilità di trovare un medico di base nelle vicinanze del domicilio, con conseguenti disagi e rischi per la salute”. Secondo quanto previsto dall’Accordo collettivo nazionale (Acn) – che regola il rapporto di lavoro del medico di famiglia – il numero massimo di assistiti di un Mmg è fissato a 1.500: in particolari casi può essere incrementato fino a 1.800 assistiti. 

“Per ciascun Mmg – commenta Cartabellotta – il carico potenziale di assistiti rispetto a quello reale restituisce un quadro molto eterogeneo, dove accanto a troppi medici ‘ultra-massimalisti’ ci sono colleghi con un numero molto basso di assistiti”. I dati Agenas per l’anno 2021 documentano infatti che su 40.250 Mmg il 42,1% ha più di 1.500 assistiti; il 36,7% tra 1.001 e 1.500 assistiti; il 13,6% da 501 a 1.000; il 6,2% tra 51 e 500 e l’1,4% meno di 51. In particolare, il massimale di 1.500 assistiti viene superato da più di 1 medico di medicina generale su 2 in Campania (52,7%), Valle d’Aosta (58,2%), Veneto (59,8%) e da quasi 2 su 3 nella Provincia autonoma di Bolzano (63,7%), in Lombardia (65,4%) e nella Provincia autonoma di Trento ( 65,5%) accendendo ‘spie rosse’ su varie Regioni in relazione a tre criticità: la reale disponibilità di Mmg in relazione alla densità abitativa, la capillare distribuzione territoriale e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta”. 

 Altra nota dolente è quella dei pensionamenti: secondo sti Enpam al 31 dicembre 2021 più del 50% dei Mmg aveva oltre 60 anni di età ed è, quindi, atteso un pensionamento massiccio nei prossimi anni: considerando una età di pensionamento di 70 anni, entro il 2031 dovrebbero andare in pensione circa 20mila dottori di famiglia. Quanto ai giovani – si legge nell’analisi – il numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di formazione specifica in medicina generale, dopo un periodo di sostanziale stabilità intorno a 1.000 annue (2014-2017), è aumentato, in particolare nel 2021 (3.406) e nel 2022 (3.675) grazie alle risorse dedicate del Pnrr. ” Tuttavia i nuovi Mmg – spiega Cartabellotta – non saranno sufficienti per colmare il ricambio generazionale. In particolare, l’Enpam stima che il numero dei giovani formati o avviati alla formazione occuperebbe solo il 50% dei posti lasciati scoperti dai pensionamenti”. Altro dato, a conferma del trend negativo, è la progressiva formazione dei medici di base in attività: nel 2021 erano 40.250, ovvero 2.178 in meno rispetto al 2019 (-5,4%) con una notevole variabilità regionale. “Ma è soprattutto il quadro anagrafico a preoccupare – sottolinea il presidente è la progressiva competenze dei medici di base in attività: nel 2021 erano 40.250, ovvero 2.178 in meno rispetto al 2019 (-5,4%) con una notevole variabilità regionale. “Ma è soprattutto il quadro anagrafico a preoccupare – sottolinea il presidente è la progressiva competenze dei medici di base in attività: nel 2021 erano 40.250, ovvero 2.178 in meno rispetto al 2019 (-5,4%) con una notevole variabilità regionale. “Ma è soprattutto il quadro anagrafico a preoccupare – sottolinea il presidente GIMBE. Tuttavia lo scenario – precisa Cartabellotta – è molto più critico di quanto lascino trasparire i numeri: infatti, con questo livello di saturazione vengono meno il principio della libera scelta e la distribuzione capillare dei Mmg in relazione alla densità abitativa. Di conseguenza, è spesso impossibile trovare un Mmg disponibile vicino casa, non solo nelle cosiddette aree desertificate dove i bandi per gli ambizioni territoriali carenti vanno spesso deserti, ma anche nelle grandi città”.

La Fondazione GIMBE– prosegue la nota – mantenendo accettabile un rapporto di 1 medico di medicina generale ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000) e utilizzando le rilevazioni Sisac al 1° gennaio 2022, stima una carenza di 2.876 Mmg, con situazioni più critiche nelle grandi Regioni del Nord: Lombardia (-1.003), Veneto (-482), Emilia Romagna (-320), Piemonte (-229), oltre che in Campania (-349). E, tra pensionamenti attesi e borse di studio per la formazione, nel 2025 il numero dei medici diminuirà di 3.452 unità rispetto al 2021, cifra – secondo GIMBE– sottostimata. Il tutto con nette differenze regionali, a scapito soprattutto di alcune regioni del Centro-Sud: Lazio (-584), Sicilia (-542), Campania (-398), Puglia (-383). “La progressiva carenza di Mmg – conclude Cartabellotta – consegue sia ad errori di programmazione per garantire il ricambio generazionale, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e finanziamento delle borse di studio, sia a politiche sindacali non sempre lineari. Ed è evidente che le soluzioni ‘tampone’ attuate dal Governo con il decreto Milleproroghe (innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni) e dalle Regioni (aumento del massimale) servono solo a nascondere la polvere sotto il tappeto, senza risolvere la progressiva carenza”. “- è necessario mettere in atto una strategia multifattoriale: adeguata programmazione del fabbisogno, tempestiva pubblicazione da parte delle Regioni dei bandi per le borse di studio, attuazione di modelli organizzativi che valorizzino il lavoro in team, piena implementazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), allineamento degli accordi sindacali ai reali bisogni della popolazione. Perché guardando ai numeri, accanto alla carenza già esistente – conclude – le previsioni mostrano che i medici di famiglia saranno sempre meno nei prossimi anni. Una ‘desertificazione’ che lascerà scoperti milioni di persone con conseguenze sempre più rilevanti per l’organizzazione.

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