Commissari… Capitani… e Barbarossa. Quanto siamo lontani da autonomia e federalismo

13 Agosto 2020
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di Roberto Gremmo – Nei giorni scorsi un esponente piemontese della potentissima “Lega per Salvini premier” ha dichiarato alla stampa locale di essere diventato Commissario provinciale del partito su nomina diretta del segretario regionale. Due notizie, una peggio dell’altra. Un commissario in un partito comandato da un capitano dà subito l’idea di una “caserma”, non di una formazione democratica che discute, si confronta, dibatte e decide in armonia. E questa concezione tipicamente totalitaria di organizzazione conferma la realtà sempre proclamata da un ex ministro italiano nelle comparsate televisive: la Lega è un partito leninista. E non è un merito. Tanto più che nella suddetta “casermaccia”, seconda notizia, non si viene eletti dalla base, ma nominati per via gerarchica, dall’alto verso il basso, come faceva Barbarossa coi suoi valvassori, che a loro volta sceglievano i valvassini e tutti assieme sfruttavano i servi della gleba.

Questa realtà militarista e verticista porta al gregariato degli iscritti, al soffocamento delle idee e al carrierismo dei più pronti a lodare e servire i capoccioni. Era già un difetto della vecchia Lega di cui non ho alcuna nostalgia, non avendone mai fatto parte (per mia scelta). E’ proprio l’ora di voltar pagina e dunque penso ad una nuova Padania.

Ma stavolta la voglio di gente libera, che crede nell’autonomia e nel federalismo. Senza condottieri “duceschi” e sudditi obbedienti.

In apertura, frame dal fil di Renzo Martinelli “Barbarossa”

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