Calza della Befana con carbone radioattivo. Tornano le scorie nucleari. Governo individua 67 siti ed è subito rivolta di sindaci e Regioni

6 Gennaio 2021
Lettura 9 min

E’ arrivato il via libera, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente, alla Sogin per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), del progetto preliminare e dei documenti correlati per la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. La Sogin è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

Sono 67 i luoghi potenzialmente idonei (non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche) a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi individuati in sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Nella Tavola generale allegata alla Cnapi sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni.

Con il via libera alla Carta, “parte la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei quattro mesi successivi il seminario nazionale”. Sarà questo “l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio – spiega il ministero dell’Ambiente – che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”.

Il deposito nazionale e il Parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco, come spiega il ministero dell’Ambiente. Il deposito avrà “una struttura a matrioska”; all’interno ci saranno “90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle”, in cui “verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati”. In totale saranno “circa 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività” a essere ospitati. L’investimento complessivo è di circa 900 milioni di euro e si stima che genererà oltre 4.000 posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000). 

Ma governatori e sindaci sono già sul piede di guerra e minacciano rappresaglie. ‘Basta polemiche – dice il ministro dell’Ambiente Costa – è un atto che il Paese aspetta da tempo. Da troppi anni i rifiuti radioattivi sono stipati in siti provvisori’.

Alcune reazioni? Eccole.

BASILICATA

C’e’ anche il comune di Matera tra i comuni interessati nell’elenco dei luoghi potenzialmente idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari, emerge dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito Depositonazionale.it. In totale la Basilicata ha 12 siti in elenco e 4 a cavallo con la Puglia. Ecco nel dettaglio: in provincia di Potenza 7 siti, 6 nel comune di Genzano di Lucania, di cui 1 anche con il territorio del comune di Irsina (Matera). Il 7/o sito potenzialmente idoneo nel potentino ricade nei comuni di Acerenza e Oppido Lucano. Poi Matera. E nella provincia si trovano elencati: Bernalda e Montescaglioso, Bernalda, Montalbano Jonico (2 aree). Quattro le aree tra Basilicata e Puglia. 

PUGLIA

“È riconosciuto che la CNAPI per il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi risponde all’improrogabile esigenza di mettere definitivamente in sicurezza le scorie nucleari. Questo però non deve avvenire a detrimento di territori che fanno della natura e del turismo un fattore indispensabile di crescita. Un passo in termini di tutela ambientale non deve trasformarsi in un passo falso”. Lo dice la senatrice Assuntela Messina, componente della Commissione Ambiente e Presidente del PD – Puglia. “La Regione Puglia  – cotinua Messina – è stata la prima in Italia a credere nello sviluppo delle fonti rinnovabili e ha intrapreso una direzione ben precisa, dalla quale non siamo disposti a discostarci. A maggior ragione nelle aree del Parco Nazionale della Murgia e del Parco regionale delle Gravine: territori dall’altissimo valore naturalistico e paesaggistico, volano per il turismo ed esempio di sviluppo sostenibile. La Puglia ha un’identità precisa che continueremo a difendere in ogni sede e che non può prescindere dalla valorizzazione delle sue bellezze naturali e dall’autenticità della sua cultura. Ecco perché – conclude la Senatrice dem – avvieremo subito, insieme alla Regione Puglia e agli enti locali, tutte le iniziative necessarie a far emergere l’incompatibilità di questi siti e salvaguardare queste aree”. 

TOSCANA

Netta contrarietà espressa anche dalla Regione Toscana riguardo all’individuazione di due siti sul proprio territorio regionale per lo smaltimento di scorie nucleari. Sono sette infatti le regioni, tra cui la Toscana, dove, secondo la relazione tecnica predisposta dalla Sogin, sono state individuate le aree idonee alla realizzazione del deposito unico nazionale per lo smaltimento di scorie nucleari. Tra le 67 aree indicate due risultano essere aree toscane, precisamente tra Trequanda e Pienza (Siena) e a Campagnatico (Grosseto).”È contraddittorio – ha detto il presidente della Toscana Eugenio Giani – valorizzare scenari paesistici che come nel caso della Val d’Orcia diventano patrimoni mondiali dell’Unesco e prevedere poi depositi di scorie di materiale radioattivo nucleare, pur frutto di lavorazioni medicali. Sono convinto che il Governo si ricrederà sull’utilità di scelta ipotizzata in aree dove la bellissima Trequanda ai confini della Val d’Orcia o l’affascinante Campagnatico immerso nei tratti più belli della Maremma costituiscono un valore ambientale unico al mondo”.

“La Sogin, societa’ statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, ha pubblicato, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo e del Ministero dell’Ambiente, la Carta nazionale per le aree potenzialmente idonee alla realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (CNAPI). Tra le aree che potrebbero soddisfare i requisiti di localizzazione spicca in Toscana il comune di Campagnatico, in provincia di Grosseto”. Lo affermano in una nota congiunta Elisabetta Ripani, deputata grossetana di Forza Italia, e Sandro Marrini, coordinatore provinciale di Forza Italia Grosseto.

CAMPANIA

“Per anni abbiamo temuto che la Centrale elettronucleare Garigliano di Sessa Aurunca (Caserta) venisse utilizzata come sito per il deposito dei rifiuti nucleari ed abbiamo battagliato affinché ciò non avvenisse, per questo siamo più che sodisfatti che l’ex centrale campana non compaia nell’elenco del deposito nazionale. Serve un sito unico dove collocare le scorie nucleari prodotte nei decenni scorsi dalle centrali e che ancora sono estremamente inquinanti. In questo modo si migliora la sicurezza, la gestione e l’isolamento dall’ambiente”. Lo hanno annunciato il Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli e Vincenzo Peretti, esponente del sole che ride e professore ordinario del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali della Federico II. Dopo ben 6 anni è stata infatti resa nota la mappa dei siti i cui sorgerà il deposito unico nazionale delle scorie nucleari, e nella lista non è presente la Campania. “Per quanto riguarda l’impianto di Sessa Aurunca, dato che non si può smantellare così da un giorno all’altro, pensiamo, e questa è una proposta che facemmo già nel 2019, di realizzare un Museo dell’Energia che possa da un lato mostrare gli effetti dannosi del nucleare e, dall’altro, educare all’energia alternativa e sulle fonti energetiche rinnovabili”. 

SICILIA

 “La Sicilia non può diventare deposito di scorie radioattive. Il patrimonio ambientale e storico-culturale siciliano costituisce una fonte vitale per l’economia dell’isola ed è un bene primario da difendere e tutelare. Non possiamo accettare di pagare un tributo così pesante e di devastante impatto per il nostro territorio”. Così Sebastiano Cappuccio, segretario generale della Cisl Sicilia, riguardo al piano nazionale dei depositi radioattivi che individua nell’Isola le seguenti aree in cui i rifiuti nucleari dovrebbero essere riposti: Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.  Ipotesi “inaccettabili” per la Cisl. “La Carta delle aree potenzialmente idonee va rivista – aggiunge Cappuccio -. Pretendiamo chiarimenti precisi. Il futuro della Sicilia va nella direzione dello sviluppo di un’economia ecosostenibile che punti, come fattori trainanti, sul turismo, sui beni ambientali e culturali, e sulle peculiarità delle realtà locali. Non consentiremo scempi. La Cisl vigilerà affinché le istituzioni facciano ciascuna la propria parte per evitare che il futuro dell’Isola sia ipotecato e danneggiato”. 

PIEMONTE

“La priorita’ ora e’ di mettere in sicurezza, il prima possibile, i luoghi nella nostra provincia che attualmente ospitano i rifiuti radioattivi”. Parla cosi’ il sindaco di Trino (Vercelli), Daniele Pane, a proposito dell’esclusione del Vercellese dai 67 luoghi potenzialmente idonei ad ospitare il Deposito Nazionale Unico delle scorie radioattive, la cui mappa e’ stata resa nota nelle scorse ore. “E’ un bene che sia stato fatto questo passo – prosegue -, nonostante i cinque anni di ritardo. Rendiamo merito agli attuali ministri”. Sul tema interviene anche Alessandro Portinaro, ex sindaco di Trino ed ex membro del cda di Sogin: “I rifiuti radioattivi non possono rimanere a Trino e a Saluggia – dice -, e oggi abbiamo la conferma definitiva di cio’ che abbiamo sempre sostenuto nel corso degli anni. La pubblicazione della Cnapi e’ una buona notizia per gli attuali siti, perche’ vedono finalmente compiersi un decisivo passo in avanti nel processo di decommissioning, ma lo e’ anche per il Paese, che deve gestire la fase di stoccaggio e smaltimento definitivo delle scorie a bassa e media intensita’”.

Fra le sei aree in provincia di Alessandria giudicate “potenzialmente idonee” per ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari, ce n’e’ una piu’ grande che coinvolge i comuni di Castelletto Monferrato e Quargnento. “Sono preoccupato e sconcertato – afferma Gianluca Colletti, sindaco di Castelletto Monferrato, eletto nel 2017 per la lista civica SiAmo Castelletto -. Spero che se ne possa ridiscutere dopo i pareri tecnici”. E’ stata fissata per domani alle 17 una prima riunione fra i sindaci della provincia, poi ce ne sara’ un’altra, giovedi’, solo fra i Comuni coinvolti e alla presenza (in videoconferenza) di Gianfranco Baldi, presidente dell’ente Provincia di Alessandria. “Sono molto arrabbiato – dice Colletti -, nessuno mi ha informato ed e’ evidente che bisognera’ fare qualcosa per impedire che si vada avanti. In quell’area individuata attualmente si coltivano i pomodori. Siamo a 500 metri dalle colline del Monferrato, patrimonio Unesco. Non capisco questa scelta: si tratta di un territorio in parte alluvionabile e siamo una delle province piu’ inquinate d’Italia. Mi chiedo cosa abbiamo fatto di male e quali siano gli elementi tecnici che hanno portato a identificare quell’area come idonea per una discarica del genere”. Castelletto Monferrato ha 1500 abitanti ed e’ a 5 chilometri da Alessandria. “Un danno e’ gia’ stato fatto: chi era in procinto di comprare casa qui – aggiunge – non lo fara’”. 

SARDEGNA

“Indicare 14 siti in Sardegna sui 67 individuati complessivamente nel territorio nazionale per la realizzazione del deposito unico dei rifiuti nucleari rappresenta l’ennesimo atto di arroganza e prevaricazione di uno Stato e di un Governo che non hanno alcun rispetto per l’Isola e per la volontà chiaramente espressa dal Popolo Sardo, in maniera definitiva ed irrevocabile, con un Referendum ed una legge regionale”. Così il Presidente della Regione Christian Solinas ha commentato la pubblicazione, nel cuore della notte, della Carta Nazionale delle Aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il deposito dei rifiuti radioattivi di tutta Italia elaborata dalla Sogin ed approvata dai Ministri dello Sviluppo Economico (Patuanelli ) e dell’Ambiente (Costa), entrambi del M5S. “La Sardegna ha già pagato fin troppi tributi alla solidarietà nazionale verso lo Stato” prosegue Solinas. “Dal disboscamento dei 4/5 del proprio patrimonio arboreo per lo sviluppo delle reti ferroviarie della Penisola e per l’industria del carbone, soprattutto Toscana, fino ad oltre il 60% delle servitù militari del Paese sul proprio territorio. Senza trascurare le servitù industriali ed ambientali della chimica di stato, ancora in attesa di bonifiche. E non possiamo certo dimenticare il tributo di sangue pagato in misura enorme, sproporzionata rispetto al resto d’Italia, da intere generazioni di giovani sardi andati a morire sui fronti del Carso, del Monte Zebio o della Bainsizza nella Grande guerra un secolo fa” ha continuato il Governatore sardo. “Questo stesso Popolo ha sempre respinto, e continuerà a farlo con tutte le sue forze, ogni ipotesi di trasformazione dell’Isola in una pattumiera nucleare al centro del mediterraneo, con un danno irreversibile alla propria vocazione turistica ed al suo tessuto economico produttivo. Abbiamo una legge regionale in vigore dal 2003 che vieta anche solo il transito di scorie radioattive sul territorio regionale e dichiara la Sardegna denuclearizzata. Abbiamo svolto un referendum nel 2011 che, con un’affluenza massiccia, ha ribadito in mondo chiaro e netto con oltre il 97 per cento dei voti il no all’energia nucleare ed al deposito di scorie. A fronte di tutto questo, considerato che da decenni paghiamo un costo dell’energia superiore al resto d’Italia perché lo stato ci ha sempre negato anche il metano, è davvero paradossale, se non proprio offensivo, che il Governo, noncurante di tutti i pronunciamenti istituzionali, popolari e democratici contrari, possa pensare di indicare in Sardegna ben 14 siti di stoccaggio idonei. Peraltro in zone di alto pregio ambientale e paesaggistico, ricche di testimonianze archeologiche della civiltà nuragica e difficilmente accessibili dai porti in ragione della rete viaria. Insomma – prosegue il Presidente Solinas – una scelta dal sapore neocoloniale di un Governo che pensa di poter portare distante dai propri centri di potere i rifiuti più pericolosi e dannosi, con costi e rischi aggiuntivi enormi dovuti all’esigenza di trasportare via mare i materiali radioattivi. A questo Stato centralista e prevaricatore che non ascolta la nostra voce, ad un Governo che manca di rispetto a un intero popolo e alla autonomia della nostra Regione, sordo alle nostre legittime richieste ma sempre pronto a imporre pesanti fardelli, diciamo fin d’ora -conclude il Presidente Solinas – che metteremo in campo ogni forma democratica di mobilitazione istituzionale e popolare, coinvolgendo enti locali, associazioni e movimenti, corpi sociali, istituti culturali e scientifici per contrastare questa decisione e preservare la nostra Terra da questo ennesimo oltraggio”.

SICILIA

 “L’idea di mettere scorie radioattive e nucleari in alcune aree della nostra Sicilia ad alta vocazione produttiva agroalimentare e turistico ambientale e’ paradossale e bisogna attivarsi affinche’ cio’ non succeda”. Lo dicono il segretario regionale siciliano della Lega, il deputato Nino Minardo e Annibale Chiriaco, responsabile Attivita’ Produttive della Lega Sicilia. “In un momento cosi’ delicato – dicono – per le imprese turistiche ricettive ed agroalimentari produttive siciliane, gia’ alle prese con la difficile valorizzazione dei prodotti siciliani e la relativa commercializzazione in un contesto globale, con tutti i problemi connessi volti ad implementare la relativa sicurezza alimentare e’ impensabile pensare di creare nelle province di Caltanissetta, Palermo e Trapani quattro depositi nazionali di rifiuti tossici nucleari entro il 2025 che creerebbero ulteriori diffidenze e problemi ai consumatori ed ai cittadini delle aree indicate. Sarebbe meglio indire ,dopo aver ascoltato la Regione Siciliana, un referendum tra i cittadini nei territori indicati di Butera (Cl) Calatafimi Segesta (Tp) e Petralia Sottana-Castellana Sicula (Pa) piuttosto che tout court imporre scelte cosi’ misteriose ed improvvise”. 


Foto di Dan Meyers

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