Mattarella: Violenza e lavoro sottopagato sotto la lente del Quirinale

1 Gennaio 2024
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“Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete. Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia. Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono. Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività. Anche attraverso le accuse più gravi e infondate. Spesso, travolgendo il confine che separa il vero dal falso. Queste modalità aggravano la difficoltà di occuparsi efficacemente dei problemi e delle emergenze che, cittadini e famiglie, devono affrontare, giorno per giorno. Il lavoro che manca. Pur in presenza di un significativo aumento dell’occupazione. Quello sottopagato. Quello, sovente , non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti. Il lavoro, a condizioni inique, e di scarsa sicurezza. Con tante, inammissibili, vittime. Le immani, differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti che vivono nel disagio. Le difficoltà che si incontrano nel diritto alle cure sanitarie per tutti. Con list d’attesa per visite ed esami, in tempi inaccettabilmente lunghi. La sicurezza della convivenza. Che lo Stato deve garantire. Anche contro il rischio di diffusione delle armi”. Lo ha detto ieri sera il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un passaggio del consueto messaggio di fine anno.

 “Rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale. In una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo. Dipende da tutti noi far prevalere, sui motivi di allarme, le opportunità di progresso scientifico, di conoscenza, di dimensione umana”.

In sintesi, spicca nell’intervento del capo dello Stato, la preoccupazione per l’esercizio del diritto di voto. Un discorso preoccupato ma improntato alla speranza, rivolto ai cittadini e non ai politici, con tanti richiami a quanto di piu’ politico ci sia nella vita di tutti i giorni: i valori, la pace, la liberta’, l’eguaglianza, la dignità, la democrazia. Sergio Mattarella rivolge infatti l suo nono discorso di Fine anno evitando riferimenti espliciti alle polemiche di queste settimane e di questi mesi. 

Ma con rimandi molto concreti, quasi un’agenda politico-istituzionale, ai grandi principi della Costituzione. La pace che e’ una cultura improntata al realismo e non uno sterile buonismo, quando le armi tuonano a pochi chilometri da noi. La libertà senza la quale ogni minimo diritto umano viene negato. L’eguaglianza che vuol dire avere accesso a cure rapide ea studiare senza essere strozzati dai prezzi per gli affitti. 

La dignita’ che e’ un lavoro pagato adeguatamente. E la democrazia che e’ poter decidere con il voto, non con un post sui social o con un sondaggio, del proprio futuro. Dal Presidente della Repubblica arriva un appello ai cittadini italiani perche’ partecipino, senza deleghe in bianco alla politica, alla vita del Paese, assumendosi la responsabilita’ di far vivere ogni giorno i valori costituzionali, rifiutando la violenza in ogni sua forma ma anche evitando quei piccoli o grandi vizi che, alla fine, frenano lo sviluppo dell’Italia. Riconoscendo l’altro, rispettandolo, con capacita’ di ascolto, si può’ lavorare insieme, e l’unità’ dell’Italia e’ la sua forza. 

 Le guerre, dall’Ucraina al Medio Oriente. “La guerra, ogni guerra, genera odio. E l’odio durera’, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti. La guerra e’ frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali. Dotati di pari dignita’ . Per affermare, invece, con il pretesto del proprio interesse nazionale, un principio di diseguaglianza. E si pretende di asservire, di sfruttare. Si cerca di giustificare questi comportamenti perche’ sempre avvenuti nella storia. Rifiutando il progresso della civilta’ umana”. “Il rischio, concreto e’ di abituarsi a questo orrore. – La pace. “E’ indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace”. “Parlare di pace, oggi, non e’ astratto buonismo. Al contrario, e’ il piu’ urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che puo’ essere devastante per il futuro dell’umanita’”. “Sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volonta’ dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti. Ma impegnarsi per la pace significa considerare queste guerre come una eccezione da rimuovere; e non la regola del prossimo futuro”. “Dipende, anche, da ciascuno di noi”. –

La lotta alla violenza contro le donne. “La violenza. Penso a quella più odiosa sulle donne. Vorrei rivolgermi ai piu’ giovani. Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non e’ egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – e’ ben piu’ che rispetto: e’ dono, gratuita’, sensibilita’”. – Basta con il linguaggio d’odio. “Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività. Anche attraverso le accuse piu’ gravi e profonde. Spesso, travolgendo il confine che separa il vero dal falso. Queste modalità’ aggravano la difficoltà’ di occuparsi efficacemente dei problemi e delle emergenze che, cittadini e famiglie, devono affrontare, giorno per giorno”.

Il problema della sanita’ pubblica. “Le difficoltà che si incontrano nel diritto alle cure sanitarie per tutti. Con liste d’attesa per visite ed esami, in tempi inaccettabilmente lunghi”. 

I giovani disorientati.  “In una societa’ cosi’ dinamica, come quella di oggi, vi e’ ancor piu’ bisogno dei giovani. Delle speranze che coltivano. Della loro capacita’ di cogliere il nuovo. Dipende da tutti noi far prevalere, sui motivi di allarme, le opportunita’ di progresso scientifico, di conoscenza, di dimensione umana”. 

Il diritto degli anziani a essere rispettai. “Affermare i diritti significa ascoltare gli anziani. Preoccupati di pesare sulle loro famiglie; mentre il sistema assistenziale fatica a dar loro aiuto. Si ha sempre bisogno della saggezza e dell’esperienza. E di manifestare rispetto e riconoscenza per le generazioni precedenti. Che, con il lavoro e l’impegno, hanno contribuito alla crescita dell’Italia”. 

Il diritto dei giovani a studiare. “Affermare i diritti significa prestare attenzione alle esigenze degli studenti, che vanno aiutati a realizzarsi. Il cui diritto allo studio incontra, nei fatti, ostacoli. A cominciare dai costi di alloggio nelle grandi citta’ universitarie; improponibili per la maggior parte delle famiglie” . 

Opportunita’ e rischi dell’Intelligenza artificiale. “Ci troviamo nel mezzo di quello che verra’ ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umani. Cioe’, iscritta dentro quella tradizione di civilta’ che vede, nella persona – e nella sua dignita’ – il pilastro irrinunziabile”. – Si decide con il voto, non con sondaggi o social. “Viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarieta’ di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto. Per definire la strada da percorrere, e’ il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”.

La liberta’ da tutelare. “La democrazia e’ fatta di esercizio di liberta’. Liberta’ che, quanti esercitano pubbliche funzioni a tutti i livelli, sono chiamati a garantire”. 

Partecipare e’ un dovere ma soprattutto un diritto. “Prima che un dovere, partecipare alla vita e alle scelte della comunita’ e’ un diritto di liberta’. Anche un diritto al futuro. Alla costruzione del futuro. Partecipare significa farsi carico della propria comunita’. Ciascuno per la sua parte”. No all’evasione fiscale. Partecipare alla vita pubblica del Paese “significa contribuire, anche fiscalmente. L’evasione riduce, in grande misura, le risorse per la comune sicurezza sociale. E ritarda la rimozione del debito pubblico; che ostacola il nostro sviluppo”. 

L’unita’ non si impone con il potere. “La forza della Repubblica e’ la sua unita’. L’unita’ non come risultato di un potere che si impone”. “L’unità’ della Repubblica e’ un modo di essere. Di intendere la comunita’ nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perche’ si riconosce nei valori fondanti della nostra civilta’: solidarieta’, liberta’, uguaglianza, giustizia, pace. I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza. E che appartengono all’identita’ stessa dell’Italia”. 

“Uniti siamo forti”. I valori della Costituzione “nel corso dell’anno che si concludono – li ho visti testimoniati da tanti nostri concittadini”, da Cutro al’Emilia-Romagna, da Casal di Principe alle piazze contro la violenza sulle donne. Esempi di impegno civile quotidiano, prepolitico e quindi molto politico. “A tutti loro esprimo la riconoscenza della Repubblica. Perche’ le loro storie raccontano gia’ il nostro futuro. Ci dicono che uniti siamo forti”. 

foto Quirinale

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