Lega, Castelli: “E’ tempo di unire le forze autonomiste come nel ’90, c’è malcontento. Estate decisiva per capire se questa pentola a pressione che ormai è il partito esploderà e se esploderà da che parte andrà”

19 Maggio 2022
Lettura 4 min

di Stefania Piazzo – “Quella è la prima tessera della Lega, è del 1987”. Roberto Castelli indica quello che sta alle sue spalle. “Facevo parte di 100 pretoriani di Bossi, ero in quei 100 con diritto di voto. Ma non sono qui per dire “formidabili quegli anni. La storia va ripercorsa alla luce degli eventi attuali”.

L’attacco promette bene già dalle prime battute del webinar promosso da Rete 22 Ottobre con l’ex Guardasigilli, ora presidente dell’associazione Autonomia e libertà. Con lui, ospiti, ci sono il nostro quotidiano, il collega Gioan Polli, Giuseppe Leoni e Gianantonio Bevilacqua rispettivamente presidenti di Federalismo sì e della stessa Rete 22 Ottobre che organizza la serata dedicata al Federalismo. Forse, Stefano Fascio, responsabile territoriale del Piemonte, che modera la serata, neanche immagina quale lancio a lunga gittata stia per lanciare l’ex senatore leghista.

Il tema è topico. Dal federalismo alla Lega di oggi. Già, ma quale Lega?

“Quelle ragioni sono attuali – mette subito per inciso Castelli -. Sotto la spinta della Lega qualcosa è cambiato”. Poi mette il baricentro qui: “L’intuizione di Bossi fu quella di unire le diverse realtà autonomiste, i movimenti territoriali. In democrazia per pesare devi avere voti, e Bossi con la sua formidabile personalità riuscì a unire tutti. I gruppetti autonomisti sono come la sinistra, sono frazionisti…”.

Ecco dove lancia il primo sasso Castelli, con una serie di avverbi che sottolineano l’ineluttabile corso degli eventi dovuti ai numeri, ad un rapporto di forza. Ma anche di crescente malessere.

“Oggi siano tornati a quel punto. La Lega ha cambiato radicalmente la sua politica, è diventata sostanzialmente un partito centralista. Legittimamente, perché è la linea di un segretario che ha vinto un congresso. E oggi? Viviamo il paradosso che oggi la Meloni fa una convention di partito a Milano e la Lega, invece, la va a fare a Roma e a Napoli”.

Un esempio che è sintesi della mutazione genica impressa da Salvini.

Poi, arriva al cuore della proposta, o meglio, al bivio, col passo del mezzo maratoneta. “Oggi si pone il problema del frazionismo dei gruppi autonomisti, federalisti. Prima o poi ci si dovrà guardare in faccia e vedere se è possibile unire le forze. Io credo che questo possa essere fatto. La piattaforma di allora, degli anni ’90, di maggiore autonomia del Nord, il superamento degli squilibri territoriali di allora sono attuali (pensiamo al fatto ad esempio che gli insegnanti sono quasi tutti del Sud, idem la magistratura, i prefetti…)”.

Tradotto? Castelli sta lanciando la proposta di mettere insieme i fuoriusciti? Tutti quelli che a diverso titolo hanno fondato movimenti politici, associazioni con ragione sociale l’autonomia, il federalismo? Di fare massa critica insieme, per un nuovo soggetto politico?

Potevamo non rilanciare e chiedere, come la nuova padania, dove voglia arrivare Castelli?

Glielo abbiamo chiesto. E questa è stata la sua risposta al nostro quotidiano.

“Noi siamo nati l’anno scorso, eravamo quattro carbonari, ma ora vedo l’effetto palla di neve. Le cose stanno prendendo una accelerazione notevolissima, gli eventi sono a favore dell’istanza autonomista e federalista se non secessionista. La pancia vera della Lega, i militanti veri della Lega sono rimasti lì, oggi c’è un forte malcontento che resta sopito fino a quando il partito è potente. Ma fino a quanto ci sarà questo pentolone, che è la Salvini Premier, e di cui io ho alla tessera? Pensavamo all’inizio di costruire una corrente che potesse far sentire la propria voce all’interno del partito, poi, invece…”.

Invece non c’è spazio per chi la pensa diversamente, ti fa capire. La corda è tesa e il punto di rottura, rispondendo sempre a la nuova padania, sembra prossimo.

“Io credo che questa estate sarà decisiva per capire se questa pentola a pressione che ormai è il partito esploderà e se esploderà da che parte andrà. Credo che andrà dalla parte del sentimento della questione settentrionale, perché siamo in tanti, un po’ sparsi, un po’ di qua, un po’ di là, un po’ all’interno della Lega. Bisogna vedere se i dirigenti della Lega capiranno che stanno rischiando di non sfondare al Sud e di perdere nel contempo i voti del Nord. Siamo in grandissimo movimento, questo è il punto fondamentale, movimento che si aggraverà se il 12 giugno i risultati elettorali non saranno del tutto confacenti alle aspettative dei dirigenti del partito”.

“E’ un momento di grandissima transizione – ci spiega -. Chi ha a cuore la questione settentrionale deve stare in guardia. Un importante parlamentare della Lega mesi fa mi ha detto: Basta che nasca uno che vale un quarto di Bossi perché il tema della questione settentrionale riesploda con tutti i suoi effetti. Ecco, io sono nato politicamente nella Lega nel 1987, per portare avanti determinati ideali e quegli ideali ancora li troviamo sul tavolo. Se si porteranno avanti nella Lega bene, altrimenti qualcosa succederà. Ci sono movimenti che vogliono proseguire su quella politica. Avere 5 gruppetti che vanno da soli è un conto, avere un soggetto che sia forte, qualcosa vale…”.

Questa sera Castelli è a San Genesio, nel pavese, terra dell’europarlamentare Ciocca e casa di Roberto Mura, consigliere regionale. Tema dell’incontro, neanche a dirlo, “Autonomia”. Del Nord da Roma, di sicuro. Anche dalla Salvini Premier? O l’auspicio è che il cambiamento avvenga dall’interno?

Poi, Castelli lancia un pensiero anche referendario in materia di giustizia.

“Temo che con i referendum si raggiungerà una eterogenesi dei fini. Non vedo un gran sostegno sui referendum, tradizionalmente è sempre stato difficile raggiungere il quorum, questo sarebbe un grave danno perché consentirebbe alla magistratura militante che oggi è in grande difficoltà di rialzare la testa”.

E, infine, una chiusa nostalgica.

“Ogni tanti ripenso al 1994 e al ribaltone. Se non lo avessimo fatto sarebbe stato forse diverso il corso degli eventi? E’ una domanda sterile, però guardando la storia di ieri, occorra far tesoro di quella esperienza e capire come rilanciare la tematica autonomista”. Magari prima che arriva uno che vale un quarto di Bossi.

Per rivedere il webinar:

https://www.facebook.com/109582731187442/videos/1122790561902893

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Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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