Armenia e Azerbaigian sono nuovamente ai ferri corti. L’Europa non esiste

17 Luglio 2020
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di Luigi Basso – Un altro quadrante del mondo sta prendendo fuoco: si tratta del Nagorny Karabakh, la zona tra Armenia e Azerbaigian contesa tra i due Stati.
Si tratta di una antica disputa, che all’indomani del crollo dell’URSS, alla fine degli anni 80 del secolo scorso, portò ad una lunga guerra conclusasi nel 1994 con un sostanziale nulla di fatto: il territorio conteso rimaneva sotto la sovranità azera, pur essendo abitato da una maggioranza di armeni.

Negli ultimi giorni le ceneri del conflitto, mai spente del tutto, hanno ripreso vigore soprattutto “grazie” al fatto che alcune potenze regionali limitrofe (soprattutto la Turchia) hanno preso a soffiarvi a pieni polmoni, probabilmente nel classico schema della “guerra per procura” tramite proxy per il controllo dell’area (che riveste una importanza cruciale dal punto di vista geopolitico).
Negli scontri iniziati domenica sono morte una ventina di persone, tra le quali, sembra, un generale azero.
Si combatte non con bastoni, come avvenuto finora nel Ladach al confine indo-cinese, ma con droni e artiglieria pesante e gli armeni accusano gli azeri di aver preso di mira addirittura villaggi civili.


L’Azerbaigian è spalleggiato apertamente dalla Turchia che ha minacciato un suo intervento ufficiale.
Dopo Siria e Libia, continua dunque la aggressiva politica espansionistica di Istanbul, sulla doppia spinta, sempre più nitida, da un lato, della ricostruzione dell’Impero Ottomano, dall’altro della ideologia dei Fratelli Musulmani.
Gli alleati dell’Armenia oggi sono la Russia e l’Iran, che finora hanno cercato di gettare acqua sul fuoco.
L’Unione Europea ?
Non esiste.

Photo by Nasser Ansari 

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