di Gigi Cabrino – Se c’è un tratto distintivo nel nuovo governo a guida Meloni è l’insistenza sul concetto di “Nazione”.
Parola che sicuramente evoca emozioni importanti in certi ambienti della nuova destra dei Fratelli d’Italia.
Identità nazionale, primato nazionale, confini nazionali, interesse nazionale, Europa delle Nazioni etc…
Per arrivare al bilaterale con Biden al G20 dei giorni scorsi in cui “hanno ribadito i profondi e duraturi legami tra le nostre Nazioni”.
Ora, le parole hanno un significato e se ci atteniamo all’enciclopedia Treccani per nazione si intende “Il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica”.
Questo sarebbe affermato a proposito dei colloqui tra Italia e Stati Uniti d’America.
Gli USA hanno ben poco di nazionale, sono un’unione di stati federati e quindi si traggano le conclusioni del caso
E l’Italia?
Detto senza spirito polemico, comunanza di origine? Di lingua? Di storia? Ma nessuno nella nuova destra si è accorto che esistono diversità radicali non tra nord e sud ma nella stessa regione a distanza di poche decine di chilometri? Mai sentito parlare un milanese e poi un trevigiano? Per non dire un napoletano o un calabrese. Dove troviamo questa comunanza di lingua?
E questa coscienza di comune origine storia e lingua? Se togliamo le vittorie della nazionale di calcio quando si può apprezzare questa profonda unione?
Tutto questo non è né positivo né negativo, è la realtà.
Stato, paese, si, nazione e popolo (al singolare) proprio no.
Motivo di separazione? Per niente, se di queste diversità si prende atto e se ne valorizzano le ricchezze.
Se si appiattisce tutto con una narrativa neo nazionale sulla costruzione a tavolino di un unico e monolitico blocco di popolo e tradizione…. Beh… È quanto si va dicendo da 160 anni ma i risultati sono quelli che vediamo.
Ho avuto la fortuna di conoscere campani, veneti, calabresi e lombardi e chi più ne ha più ne metta, grandi lavoratori ed oneste persone, padri e madri di famiglia esemplari. Ma non mi sento di dire di avere con loro comune origine lingua e cultura.
Ricordo gli anni trascorsi negli ambienti della destra e la fatica di spiegare come una destra conservatrice non può non essere espressione dei territori e custode gelosa delle tradizioni locali. Difficile discuterne allora, impossibile oggi.
Sembra che interessi soltanto presentare una narrazione, quella di una nazione compatta che deve rialzare la testa.
Che si debba rialzare la testa e non essere gli zerbini della UE o della Nato di turno è fuori discussione.
Che si debba fare in quanto nazione unitaria con comune sentire, con comune cultura e spirito è fiction applicata alla politica.