Le due vite di Sanremo

16 Febbraio 2023
Lettura 2 min

di Sergio Bianchini – Lo scenario a me sgradito di Sanremo, dove un “ modernismo” penoso si esibisce ignorando i sentimenti prevalenti della gente reale, ha stordito tutti quelli che non sono ancora volati nel mondo del sogno.

Però in mezzo al frufruismo si è fatta largo ed ha vinto una canzone che esprime una preoccupazione davvero molto diffusa. La crisi della coppia attuale che vorrebbe fare cose grandi ma non ci riesce e poi si avvita su se stessa.

La donna è più sofferente e il maschio sembra prevalere, cerca di mantenere un controllo della razionalità sulla vicenda, ma non ci riesce perchè non vede e non trova sbocchi appaganti comuni anche a lei che è totalmente in preda all’ansia e alla depressione.

Un cortocircuito irreparabile che solo una maggiore umiltà e una ricerca rispettosa e ispiratrice sulle vite vissute nel passato ed anche silenziosamente nel presente potrebbe sbloccare.

VEDIAMO IL TESTO INTEGRALE PASSO PER PASSO

La prima frase è carica di autostima per i due protagonisti e di sottostima per l’universo intero.

-Siamo i soli svegli in tutto l’universo

Poi la perplessità di lui davanti al vuoto emotivo di lei

-E non conosco ancora bene il tuo deserto. Forse è in un posto del mio cuore dove il sole è sempre spento

Anche lui ha zone di deserto emotivo ma molto ridotte, lui sta meglio di lei e pur immerso in un cielo plumbeo non è depresso e cerca di dominare razionalmente la scena. Tutto sommato si sente forte.

-Dove a volte ti perdo ma se voglio ti prendo

Poi di nuovo lo sguardo su un mondo travolgente e fuori controllo.

-Siamo fermi in un mondo così, che solleva le strade. Con il cielo a un passo da qui, siamo i mostri e le fate.

Il dialogo tra i due non chiarisce più niente.

-Dovrei telefonarti, dirti le cose che sento. Ma ho finito le scuse e non ho più difese.

Poi di nuovo l’autostima esagerata in un mondo visto come defunto e i postumi consapevoli dello sballo senza sbocchi.

Siamo un libro sul pavimento in una casa vuota che sembra la nostra, il caffè col limone che sembra l’hangover, sembri una foto mossa.

E ci siamo fottuti ancora una notte fuori un locale. E meno male.

Non c’è futuro, sono entrambi d’accordo su questa presunta verità, ma lei sta più male e lui cerca di consolarla.

-Se questa è l’ultima canzone e poi la luna esploderà-sarò lì a dirti che sbagli, ti sbagli e lo sai.

Qui non arriva la musica e tu non dormi.

E dove sarai? Dove vai quando la vita poi esagera. Tutte le corse, gli schiaffi, gli sbagli che fai. Quando qualcosa ti agita.

Di nuovo orgoglio e disprezzo gratuito del mondo intero.

Siamo i soli svegli in tutto l’universo a gridare un po’ di rabbia sopra un tetto, che nessuno si sente così, che nessuno li guarda più i film, i fiori nella tua camera, la mia maglia metallica.

Siamo un libro sul pavimento in una casa vuota che sembra la nostra, persi tra le persone, quante parole senza mai una risposta.

E ci siamo fottuti ancora una notte fuori un locale. E meno male.

La propria superbia e il disprezzo per il mondo intero non hanno sbocchi. Lui sembra non capirlo ma comunque non vuole precipitare nell’abisso dove lei sta cadendo.

-Se questa è l’ultima canzone e poi la luna esploderà-sarò li a dirti che sbagli, ti sbagli e lo sai.

Qui non arriva la musica e tu non dormi.

E dove sarai? Dove vai quando la vita poi esagera. Tutte le corse, gli schiaffi, gli sbagli che fai. Quando qualcosa ti agita.

Tanto lo so che tu non dormi, spegni la luce anche se non ti va. Restiamo al buio avvolti solo dalla voce.

Al di là della follia che balla in tutte le cose. Due vite guarda che disordine.

-Se questa è l’ultima canzone e poi la luna esploderà-sarò li a dirti che sbagli, ti sbagli e lo sai.

Qui non arriva la musica tanto lo so che tu non dormi, dormi, dormi, dormi, mai.

Che giri fanno due vite due vite.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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