Lombardia ancora non copia il Veneto uscito dal Covid: no ai test rapidi in classe

3 Settembre 2020
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La gestione lombarda del Covid fa sollevare perplessità e domande anche nella fase 3. Il no all’impiego di test rapidi per avviare in sicurezza o con un ampio margine di sicurezza l’anno scolastico, preferendo l’esito dei tamponi per i quali però i tempi sono fino a 5-6 giorni continua ad essere inamovibile.

“Martedi’ prossimo chiederemo alla giunta regionale di adottare, in vista della riapertura dell’anno scolastico, i tamponi rapidi per la diagnosi del contagio da Covid-19”. Ad annunciarlo è il capogruppo del M5S in Consiglio Regionale Massimo De Rosa che ha depositato un’interrogazione sul tema. “La riapertura della scuola – prosegue De Rosa – rappresenterà un momento determinante per la gestione della pandemia e la ripartenza dell’intero Paese. E’ richiesto il massimo sforzo a tutti i livelli, per scongiurare che i numeri del contagio tornino a salire, chiudendo prima le classi e poi le famiglie in casa. Abbiamo bisogno di velocità nella diagnosi, di modo da non chiudere in casa le famiglie, nel momento in cui un bambino presenti i sintomi di una semplice influenza o un forte raffreddore”. “Dobbiamo evitare i rischi di un secondo lockdown indiretto. Regione Lombardia – evidenza il consigliere pentastellato – deve fare uno sforzo in più, esattamente come hanno fatto nel Lazio con il ‘modello Fiumicino’ e come stanno facendo in Veneto”.

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