Nei primi otto mesi del 2022, i costi energetici sostenuti dalle imprese in Emilia-Romagna sono triplicati rispetto allo stesso periodo del 2021 e il 13% rischia la chiusura entro la fine dell’anno. Lo evidenza un’indagine condotta dal Centro studi di Cna in Emilia-Romagna tra le proprie aziende associate. “Un problema che non riguarda soltanto le imprese energivore, ma coinvolge moltissime imprese artigiane, con punte di incidenza dei costi energetici superiori al 40% dei costi complessivi di produzione – sottolinea il presidente regionale della Confederazione Paolo Cavini – L’impatto di questa situazione e’ potenzialmente devastante”. Cavini, ricordando il contesto generale, segnato anche dalla lunga emergenza sanitaria e dalle conseguenze dell’invasione russa in Ucraina, parla di “tempesta perfetta che puo’ portare a chiudere un altissimo numero di imprese”. Da qui, la richiesta di Cna Emilia-Romagna di misure concrete “nel brevissimo periodo per la salvaguardia dei posti di lavoro e del benessere delle nostre comunita’”. Tra le proposte, ci sono la richiesta di intervenire sui mutui con una moratoria come fu per la crisi legata al Covid, una rateizzazione “molto spinta” sul pagamento delle bollette da poter spalmare in 5-10 anni, la richiesta di rafforzare al 50% i crediti d’imposta sui maggiori costi di elettricita’ e gas, il sostegno all’autoproduzione con l’introduzione del credito di imposta per l’installazione di impianti da fonte rinnovabile e la sburocratizzazione rapida per gli impianti fotovoltaici sotto ai 200 kW. “Un esempio – osserva Cavini – ci sono 125.000 capannoni artigiani gia’ pronti a essere coperti con i pannelli senza arrecare alcun impatto ambientale, cosa stiamo aspettando?”.
ECONOMIA REALE – Emilia Romagna, il 13% delle imprese rischia di chiudere entro il 2022
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