di Gigi Cabrino – Sarebbe una misura a favore tanto dei laboratori quanto delle imprese quella suggerita da Unimpresa; la detassazione, almeno in parte, degli aumenti stipendiali negoziati nei recenti rinnovi contrattuali permetterebbe una ripresa dei consumi e non penalizzerebbe il fisco che recupererebbe attraverso la tassazione indiretta.
«Detassare, almeno in parte, gli aumenti delle retribuzioni concordati tra parti datoriali e sindacati nell’ambito dei rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Gli aumenti dei salari sono importanti per contrastare il caro-vita e quindi per sostenere i consumi, ma, considerando che l’inflazione colpisce significativamente anche le imprese che pagano gli stipendi, è essenziale introdurre incentivi fiscali con l’obiettivo di non far crescere in maniera insostenibile i costi aziendali. Si tratterebbe di misure a costo zero per le casse dello Stato che, anzi, produrrebbero effetti positivi per il gettito fiscale sia attraverso le imposte indirette, basi pensarte all’Iva sui consumi quotidiani, sia alle imposte dirette pagate dalle imprese e dalle partite Iva, cioè Ires e Irpef». Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «Siamo d’accordo con quanto dichiarato dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, secondo il quale la spirale salari-prezzi è ormai un rischio esiguo. Tuttavia, il quadro macroeconomico, internazionale e italiano, presenta ancora elementi di grande incertezza e l’assenza di indicazioni chiare sul costo del denaro da parte della Banca centrale europea, di cui lo stesso Panetta è membro fondamentale, non consentono agli operatori economici di programmare con serenità il futuro. La crescita economica non è ancora arrivata a livelli auspicati che vanno raggiunti con una accorta politica monetaria assai meno restrittiva di quella attuale col tasso base al 4,5% e con una mirata azione del governo per sostenere il ciclo interno» aggiunge Ferrara.
UNIMPRESA: DETASSARE GLI AUMENTI SALARIALI PER FAVORIRE CONSUMI E CRESCITA
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