L’autonomia nasce già defunta? I livelli di assistenza solo in 9 regioni su 21

19 Febbraio 2024
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L’autonomia è vincolata al raggiungimento in sanità di parametri nelle prestazioni sufficienti per tutti. E’ presto detto: non si farà mai. Perché più della metà delle regioni italiane non garantisce le cure sanitarie essenziali: solo 9 su 21 riescono a farlo mentre 12 presentano valori sotto la soglia in almeno una delle tre macroaree presenti in esame. E la situazione sembra segnare un peggioramento rispetto all’anno precedente, se verranno confermati i dati preliminari del Ministero della Salute, relativi al 2022 e pubblicati sul sito Quotidiano Sanità, che sono stati presentati in una audizione al Senato. 

Secondo un’analisi per ora parziale, è infatti aumentato il numero delle regioni, se confrontato con il 2021, che hanno prestazioni insufficienti: sono appunto 12 – mentre erano 8 l’anno precedente (compresa la provincia autonoma di Bolzano) – quelle che non raggiungere la soglia nei tre indicatori considerati, ovvero Area prevenzione, Area distrettuale e Area ospedaliera. 

Il Veneto è la Regione con i risultati migliori, seguito dall’Emilia Romagna e dalla Toscana. Bene anche la Lombardia e la provincia autonoma di Trento. Al contrario la Valle d’Aosta è la regione con i dati peggiori: è l’unica che presenta valori sotto la soglia in tutte e tre la macroaree. Le regioni che numeri hanno sotto la sufficienza in uno degli indicatori sono Bolzano, Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, tutte nella ‘Prevenzione’. 

Sono invece carenti in due settori il Piemonte (Distrettuale e Ospedaliera), la Campania (Prevenzione, Distrettuale), la Basilicata (Distrettuale, Ospedaliera), la Calabria (Prevenzione e Distrettuale), la Sicilia (Prevenzione e Distrettuale) e la Sardegna (Prevenzione e Distrettuale). Risultati sotto la soglia invece per la Valle d’Aosta in tutti e tre gli indicatori. 

“Secondo i primi dati, ancora non definitivi, il Veneto primeggia ancora nella capacità di erogare ai cittadini i Livelli essenziali di assistenza che sono da tutti dovuti sulla base della Costituzione.- afferma il presidente della Regione Luca Zaia – Una valutazione che ci rende orgogliosi e che dedico a tutti i lavoratori della sanità, che combattono ogni giorno per tenere alto il livello delle prestazioni nonostante i mille problemi di questo periodo, a cominciare dalla carenza nazionale di personale”. “Rispettare la Costituzione, che i Lea li prevede – aggiunge Zaia – è un risultato molto significativo, anche se purtroppo aumenterà le aree d’Italia che non riescono a farlo. Si dovrà valutare a fondo tale situazione, principalmente a livello nazionale, anche in relazione al cammino dell’autonomiadifferenziata che chiamerà tutti a più responsabilità e maggiore attenzione all’utilizzo corretto delle risorse pubbliche, a cominciare da quelle della Sanità”. “Sicuramente è una soddisfazione che il Friuli Venezia Giulia si piazzi ai primi posti in Italia nel rapporto sui Lea, dati che smentiscono molte cassandre che ogni giorno siamo costretti ad ascoltare. – commenta l’assessore alla Salute della Regione Friuli Riccardo Riccardi – “Questo non significa che tutto va bene, ma che noi dobbiamo continuare a lavorare sugli indicatori. Siamo una delle poche regioni italiane che garantiscono ancora i Lea. Questo non significa stare seduti perché se vediamo gli indicatori, ci portano a una situazione che supera l’esame, ma evidenziano delle prestazioni che si riducono negli anni. In alcuni passaggi sulla prevenzione noi aumentiamo, però la parte distrettuale della fatica, si riduce”.

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