di Gigi Cabrino – La Cisl ha presentato il documento programmatico su sanità, servizi sociali e assistenza alle persone non autosufficienti; su questi temi la confederazione intende portare l’attenzione delle istituzioni.
“37 mld sottratti alla salute pubblica dal 2010 al 2020, carenza di circa 150 mila infermieri e di oltre 20 mila medici, medicina territoriale mortificata, esternalizzazioni: è la fotografia di una sanità pubblica dimenticata e malata” ha sottolineato ancora Sbarra ribadendo la necessità di “rafforzare il sistema salute di questo Paese. Per migliorarne il volto e il funzionamento. Per garantire l’universalità e la qualità sanciti dall’articolo 32 della Costituzione”.
“Il settore della Sanità è talmente cruciale, – ha detto – talmente importante per la vita dei cittadini e l’intero assetto del Paese, che qui urgenza e prospettiva si intrecciano, si sovrappongono. Ci sono risposte da dare subito, perché i bisogni delle persone non consentono attese e rinvii” ha aggiunto ricordando che “la realtà della Sanità italiana è stata evidenziata chiaramente dall’emergenza Covid, quando si è capito che la pandemia stava avendo un effetto “rivelatore”. La fotografia – ha osservato il leader della Cisl – è quella di una Sanità pubblica dimenticata e malata: personale ridotto all’osso, mancato ricambio generazionale, incremento del precariato. Come stupirsi della “grande fuga” dal sistema Sanitario“. E ancora: ospedali obsoleti e insicuri, 100 mila posti letto che mancano, Pronto soccorso al collasso, il peggioramento disastroso di liste d’attesa ormai interminabili“.
“Quando sembrava essere diventato finalmente patrimonio acquisito il fatto che uno dei pilastri fondamentali su cui il nostro Paese deve poggiare è proprio un Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale, efficace ed efficiente. Dico “sembrava”, perché superata la fase dell’emergenza, quel “mai più” riferito ai continui risparmi e tagli sulla Sanità, si è fatto meno convinto, meno forte.
Il leader della Cisl ha quindi ricordato come “il nodo stringente continui ad essere quello delle risorse. E in tal senso, nonostante le nuvole preoccupanti che si stanno addensando su di esso, – motivo per cui insistiamo per la definizione di una vera governance partecipata coinvolgendo le parti sociali, – la chiave di volta resta il PNRR. Ci sono le risorse per iniziare a cambiare il nostro Sistema sanitario nel segno della prossimità, dell’innovazione e dell’uguaglianza. Sono questi i tre principi da seguire, i tre pilastri da costruire”.
“Vanno rinnovati i contratti nazionali sia per la Sanità pubblica che per quella privata; bisogna intervenire sulle carenze degli organici, vanno sbloccate assunzioni e stabilizzazioni: la de-precarizzazione del sistema e il superamento del gap occupazionale sono fondamentali per restituire agli italiani una Sanità di qualità. Va rafforzata l’assistenza territoriale; vanno superati conflitti e contraddizioni inaccettabili del Titolo V, va data attuazione da Nord a Sud ai LEP e va supportata la non autosufficienza“– ha sottolineato ricordando che “ora bisogna accelerare il cammino dei decreti attuativi della Delega sulla non Autosufficienza, rendere il percorso davvero partecipato e permettere anche all’Italia, come tutti i grandi paesi europei, di disporre di una vera politica nazionale in materia.
Per Sbarra “la Sanità non è e non può essere considerata un semplice costo. Ogni risorsa investita nel rafforzamento della Sanità è un investimento “ad alto rendimento” per il Paese. Non solo in termini di benessere e coesione sociale, ma anche di sviluppo e ripresa economica”.
Il numero uno della Cisl ha concluso auspicando che “questo deve diventare il momento che segna il ritorno della Sanità pubblica universalistica al centro dell’agenda nazionale e l’apertura di una nuova stagione sul terreno dei diritti e della tutela della salute.
Perché anche e soprattutto da qui passa la possibilità di costruire per l’Italia un futuro migliore, nel segno dell’equità, della sostenibilità e dell’inclusione. Anche e soprattutto da qui possiamo definire gli elementi di un grande Patto per lo sviluppo, la coesione e il welfare che metta al centro la qualità del lavoro, delle relazioni industriali, e del dialogo sociale”.