Rating a chi?

19 Maggio 2020
Lettura 2 min

di Marcus Dardi – Rating. Ecco un’altra parola che viene spesso pronunciata nei telegiornali quando ci incombe addosso aria di tempesta.

A Milano per star vicini al suono della parola verrebbe spontaneo dire “va a ciapà i ratt” ma non è così i rating sono ben altra e triste cosa.

In italiano si traduce semplicemente con “classifica” ma assomiglia di più a un voto, una pagella. E’ un sistema con cui si valutano titoli obbligazionari, imprese e Stati in base al loro rischio finanziario.

I voti e le pagelle vengono date dalle famigerate “agenzie di rating”.

L’origine del rating si può far risalire a due personaggi importanti dell’Economia USA. Il primo fu Henry Poor che nel 1860 pubblicò History of Railroads and Canals in the United States. Poor si impegnò a fondo affinché le aziende rendessero pubblici I propri bilanci. Il figlio di Poor creò l’agenzia Standard & Poor’s.

Il secondo personaggio fu John Moody un giornalista economico che nel 1900 pubblicò il Manual of industrial securities e nel 1909 fondo Moody’s.

Standard & Poor’s e Moody’s sono oggi le due maggiori agenzie di rating al mondo.

Il rating viene espresso attraverso un voto in lettere, del resto nella cultura anglosassone anche a scuola i voti sono espressi in lettere dalla A alla F.

La sufficienza è C. Nel rating finanziario invece con la tripla BBB si è già sul libro nero.

I voti di rating vengono dati dagli analisti delle stesse società di rating e da un comitato direttivo dell’agenzia che emette il voto.

Il voto del rating è legato alla fiducia dei mercati in un dato titolo o in un dato Paese. Il giudizio poi varia a seconda dell’agenzia di rating, ma essendo tutti abbastanza “severi”, sono sempre molto allineati. Forse anche politicamente poiché alcune grosse multinazionali posseggono quote azionarie delle agenzie di rating. Alcune agenzie di rating sono anche banche d’investimento e qui il conflitto di interesse non è fantascienza. Anche sospetti di aggiotaggio e di insider trading sono stati fortemente imputati alle società di rating. Le società di rating possono anche condizionare i titoli in Borsa tant’è che c’è ci parla di una vera e propria “dittatura degli analisti di rating”.

Per un’azienda avere un buon rating, che si ottiene a pagamento, significa avere un accesso al credito a condizioni migliori.

Le classi di rating sono:

  • AAA Elevata capacità di ripagare il debito
  • AA Alta capacità di pagare il debito
  • A Solida capacità di ripagare il debito, che potrebbe però peggiorare
  • BBB Adeguata capacità di rimborso, che nel futuro potrebbe peggiorare
  • BB, B Debito prevalentemente speculativo
  • CCC, CC Debito altamente speculativo
  • D Società insolvente

Ecco un elenco delle maggiori società di rating:

  •  A. M. Best
  •  Baycorp Advantage
  •  Cerved Group
  •  CRIF Rating Agency
  •  Credo line
  •  Dagong Global
  •  Dominion Bond Rating Service
  •  Egan-Jones Rating Company
  • / Fitch Ratings (parte del Fitch Group controllato dalla francese Fimalac)
  •  Japan Credit Rating Agency, Ltd.
  •  Moody’s Investors Service
  •  Muros Ratings
  •  Standard & Poor’s
  • International Non-Profit Credit Rating Agency INCRA
  •  modeFinance
  •  Altroconsumo finanza

Più ci si addentra nei meccanismi di borsa e nel mondo dell’alta finanza più vediamo quanto il sistema sia complesso e insidioso. Se poi analizziamo chi siede ai posti del comando più alto più il cerchio si stringe e aumenta il sospetto che il vecchio motto dell’impero romano “divide et impera” qui si può tradurre in complica, confondi, specula, conserva gelosamente tutte le informazioni et fai guadagnare sempre quei pochissimi personaggi.

Photo by M. B. M. 

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