“Il decreto-legge” sulla tassa sugli extraprofitti delle banche “prevede che l’imposta straordinaria abbia natura di una tantum. A tale riguardo la Bce ha raccomandato in precedenza che è necessaria una chiara separazione tra la natura straordinaria dei proventi e le risorse di bilancio generali di un governo per evitarne l’uso a fini generali di risanamento di bilancio”: lo scrive la Bce nel parere legale sulla tassa.
“La Bce sottolinea che l’imposta straordinaria inciderà in particolar modo sugli enti meno significativi, che tendono a concentrarsi maggiormente sull’erogazione del credito, mentre gli enti significativi tendono ad avere una proporzione più elevata di reddito basato sulle commissioni”. E’ la preoccupazione espressa dall’Eurotower in un parere sulla proposta elaborata ad agosto dal governo italiano relativa a una tassa sugli extraprofitti. Francoforte osserva come “la base sulla quale sarebbe stabilita l’imposta straordinaria non prende in considerazione l’intero ciclo economico e non comprende, tra l’altro, le spese operative e il costo del rischio di credito. Di conseguenza, l’ammontare dell’imposta straordinaria potrebbe non essere commisurato alla redditività a più lungo termine di un ente creditizio e alla sua capacità di generare capitale”.
Spiegando le preoccupazioni per gli istituti più piccoli la Bce segnala come “per effetto dell’applicazione generale dell’imposta straordinaria, gli enti creditizi che hanno minore solvibilità, o che sono maggiormente concentrati sull’erogazione del credito (quali le banche di piccole dimensioni) oppure che hanno proiezioni patrimoniali impegnative potrebbero vedere ridotta la loro capacità di assorbire potenziali rischi al ribasso di una recessione economica”. Il tutto in una fase in cui, come emerso dagli ultimi stress test 2023, “il miglioramento della posizione patrimoniale è stato un fattore determinante per preservare la resilienza delle banche in condizioni estremamente avverse”.