di Gigi Cabrino – Nelle settimane scorse , dopo il tramonto dell’ipotesi di quota 104 ed il ritorno ad una quota 103 “modificata” ci si è iniziato a chiedere quanto sarebbe stata penalizzante la nuova formula.
La rivista Scuolainforma.it seguendo le vicende del mondo del lavoro scolastico e quindi molto attenta alle dinamiche pensionistiche ha pubblicato, sulla base di dati della CGIL un breve ma chiaro studio sulle penalizzazioni che incontreranno coloro che decideranno di andare in pensione con la nuova quota 103 il prossimo anno.
Nelle ultime bozze della Legge di Bilancio 2024 è tornata Quota 103 al posto di Quota 104. Ciò significa, quindi, che anche l’anno prossimo i lavoratori potranno andare in pensione a 62 anni di età e 41 di contributi. Tale misura, però, per coloro che vorranno usufruirne implicherà almeno tre penalizzazioni:
- l’importo dell’assegno sarà più basso poiché calcolato interamente con il sistema contributivo;
- l’assegno non potrà superare di 4 volte il minimo, ovvero 2.255 euro lordi;
- la finestra per il primo pagamento è stata allungata da 3 a 7 mesi per i dipendenti privati e da 6 a 9 mesi per quelli pubblici.
Pertanto, c’è da aspettarsi che Quota 103 il prossimo anno avrà uno scarso appeal sui lavoratori. È stato stimato che nel 2024 saranno circa 17 mila le persone in possesso dei requisiti per usufruire della misura. Tuttavia, è molto probabile che venga scelta solo da 5 mila di queste.
Al di là delle molteplici penalizzazioni, quanto si potrebbe perdere l’anno prossimo sull’assegno con Quota 103? Secondo l’analisi dell’Ufficio previdenza della Cgil, il taglio della pensione potrà aggirarsi tra il 10 e il 17%, con un mancato guadagno calcolato sull’attesa di vita che potrà arrivare a 51 mila euro per una retribuzione annuale di 25 mila euro lordi, fino a salire a 111.231 euro per un lavoratore che ha una retribuzione lorda di 50 mila euro.