di Stefania Piazzo – Rosso e blu, come la bandiera del Piemonte. Il fondale con questi colori che fa da quinta al congresso regionale (una volta era “nazionale” in senso di nazione piemontese, ndr) che ha rinnovato la segreteria della Lega Salvini Premier piemontese suscita alcune considerazioni. Iconografiche, di sicuro effetto.
Un gruppo di lavoratori avanza, con i ferri del mestiere. Un biker, un manager, un contadino, una madre, una dottoressa, un operaio. Anche solo la donna col bambino in braccio e l’avanzare assertivo del gruppo portano facilmente alla memoria il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Andatevi a vedere questa casualissima coincidenza. Nell’originale la madre è a destra, qui è speculare, esattamente alla sua sinistra. Basta capovolgere l’immagine allo specchio e oplà. Ecco le madri.
Ma ecco un’altra coincidenza. Più di ogni altra cosa, l’occhio cade sui raggi del sole nascente. I più giovani non lo possono ricordare ma i boomer sì. O anche chi rammenta i simboli del socialismo nelle sue diverse declinazioni.
Quel sole è una matrice comune che si trova nei diversi simboli del partito socialista. Lo si vede bene, ad esempio, nel Partito socialdemocratico, il Psdi. Pronti? Eccolo.

Altri esempi, fortuiti.


Riosserviamo lo sfondo piemontese. E’ davvero una coincidenza impressionante.

Ma la coincidenza delle coincidenze, che colpisce in modo crescente, è offerta da quel contadino-operaio che impugna l’insegna identitaria, la bandiera. E’ un’illusione ottica o per coincidenza richiama ad un tema che torna nell’iconografia del regime cinese? Digitiamo su google “socialismo cinese”. Cosa troviamo? Una buffa coincidenza, un giovane con la bandiera. Questa volta, però, resta a sinistra.
Eccolo, in una immagine che ha fatto storia.

Il congresso leghista che si è voluto celebrare a Chivasso, per ribadire i principi del federalismo, ha un fondale che sembra proporre coincidenze iconografiche retoriche del socialismo del Novecento, con tutti i suoi cascami storici.
Si voleva, questo è evidente, rappresentare il popolo. Quello piemontese, è altrettanto evidente, lo dice la bandiera. C’è la coincidenza del sol dell’avvenire, l’utopia, quella di un futuro splendente. Come promette sempre la politica.
C’è un frammento di un qualche stato che si reinterpreta in nuove professioni, ma con vecchi schemi.
O, forse, la storia, per pura coincidenza, a volte si ripete. L’iconografia di un sistema di comunicazione politica tende a identificare il popolo in quel messaggio, a raggiungere l’elettore, il militante, per “vedersi”, “riconoscersi” in chi è rappresentato in quelle immagini di proiezione verso un’azione. Ha sempre funzionato, tanto che per decenni è stato riproposto a diverse latitudini. E’ un modello che sottende ad una certa visione di uomo, di politica, di democrazia, e che vuole sugellare “rivoluzioni” popolari. Ma guidate da pochi, che dicono di rappresentare tutti. Il socialfederalismo dell’avvenire? Anzi, dal sole delle alpi al sol dell’avvenire.