I pm Cecilia Vassena e Giovanni Polizzi, che indagano sui presunti fondi russi destinati a finanziare la Lega, hanno inviato nel luglio scorso una nuova rogatoria all’autorità giudiziaria di Mosca. L’obiettivo dei magistrati milanesi è quello di sentire diversi funzionari che potrebbero essere coinvolti nella vicenda, a partire dai tre interlocutori russi che il 18 ottobre del 2018 all’hotel Metropol di Mosca hanno incontrato l’ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, all’epoca presidente della fondazione Lombardia Russia.
Al tavolo del prestigioso albergo moscovita sedevano anche altri due italiani, l’avvocato Gianluca Meranda e il consulente bancario Francesco Vannucci, e i tre russi Ilya Yakunin, vicino all’avvocato e parlamentare Vladimir Pligin e legato al ministro dell’Energia Dmitry Kozak, Andrey Kharchenko, ex agente dei servizi segreti russi e Yury Burundukov, vicino all’oligarca nazionalista russo Konstantin Malofeev. Al centro dello scambio, nelle ipotesi dei pm milanesi, ci sarebbe stata una compravendita di petrolio da 1,5 miliardi tra la compagni di Stato russa Rosneft e Eni. Di quella somma, sempre stando a quanto emerso dalle indagini, alla Lega sarebbe stato retrocesso circa il 4% (pari a 65 milioni di dollari) e un ulteriore 6% sarebbe stato destinato a pubblici ufficiali russi.