Il procuratore distrettuale di Messina, racket della mafia: “Nord non ha ancora compreso…, organizzare nuova resistenza sociale”

7 Dicembre 2020
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di Stefania Piazzo – E’ la consapevolezza che genera prese di posizione e reazione. Eppure la ‘ndrangheta che allarga il suo orizzonte e la fa da padrona al Nord per le procure non è una novità. Ma essere al Nord per i politici sembra sufficiente per godere di una sorta di immunità da infiltrazioni mafiose. Non è all’ordine del giorno. Invece il secondo Stato esiste, rileva attività, genera un’economia parallela di prim’ordine. Acquisisce attività, presta denaro. Entra dove lo Stato non c’è, dove le banche negano finanziamenti.

L’appello lanciato dl procuratore distrettuale di Messina, Maurizio De Lucia, è chiaro: “E’ nel Nord Italia che bisogna organizzare oggi una nuova resistenza sociale rispetto alla penetrazione del racket” perché è lì che “il crimine organizzato sta sperimentando una penetrazione estorsiva”. Ne è convinto il procuratore distrettuale di Messina, Maurizio De Lucia, che oggi ha partecipato a un incontro on line, organizzato dalla Federazione antiracket nazionale, in occasione dei 30 anni dalla nascita della prima associazione antiracket l’Acio di Capo d’Orlando.

Al Nord c’è una sensibilità culturale minore rispetto al Sud – ha sottolineato -. Una delle scommesse che io immagino per l’associazionismo che verrà è proprio l’impegno civile nel Nord Italia, perché lì ci sono tanti commercianti e imprenditori e soprattutto in un momento come questo di grave crisi economica in cui le mafie sono pronte a fare il loro gioco, uno sforzo di sensibilizzazione verso il mondo del terziario nelle zone in cui si pensa che il mafioso è gestibile è molto importante”.  

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