di Luigi Basso – Qualcuno lo deve dire: le elezioni con i divieti di riunione e manifestazione sono incostituzionali.
Le Elezioni sono l’appuntamento principale in ogni Democrazia.
Per questo la materia elettorale è sempre stata oggetto di approfonditi dibattiti, proprio per le implicazioni che riveste.
Negli anni abbiamo assistito a infinite discussioni sui tipi di legge elettorale da adottare, sulla disciplina della propaganda e dell’accesso ai media, sul disegno dei collegi e così via.
Tutto è discutibile.
Tutto, tranne due principi, che sono da sempre sottratti al dibattito, perché si tratta dei principi massimi.
1 il voto è libero, segreto e uguale,
2 tutti hanno diritto di partecipare, su un piano di parità formale, al voto.
Le votazioni a settembre non rispettano il secondo canone e sono perciò incostituzionali.
Infatti, con il voto a settembre, i candidati sarebbero costretti a fare campagna elettorale con il sostanziale divieto di riunione e manifestazione: queste limitazioni impedirebbero chiaramente la raccolta delle firme, lo svolgimento dei comizi e delle riunioni per far conoscere i programmi e i candidati.
A questo fatto si aggiungerebbe l’ulteriore lesione di dover svolgere la campagna elettorale ad agosto.
Non a caso, i Governatori uscenti, credendo di essere furbi, spingono per la soluzione delle elezioni settembrine, per sfruttare l’ignobile (e incostituzionale) vantaggio.
Una soluzione seria potrebbe essere quella di far votare non prima della fine delle misure di contenimento oppure di trovare soluzioni per garantire la parità tra candidati.
