Caro De Luca, serve un tavolo comune come al tempo di Salvadori, “Europa federalismo autonomie”. Lo vuole fare?

23 Ottobre 2023
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di Roberto Gremmo – La lista dell’autonomista De Luca non ha convinto gli elettori brianzoli, o almeno, quell’umiliante ma significativo venti per cento scarso di loro che sono andati a votare.

Il noto e simpatico esponente politico ha puntato molto su una campagna elettorale basata sulla spettacolarizzazione, sulla sorpresa, sulla battuta pronta e sulla speranza che lo appoggiassero i meridionali, quelli che non votano più i soliti partiti e, magari, gli autonomisti lumbard delusi dal Capitano. Purtroppo la sua chiamata è caduta nel vuoto. Al momento, era prevedibile.

Per ciò che concerne il mondo autonomista voglio dire che non ha giovato il nome dato alla lista, perché non ha mostrato di essere in alcun modo espressione del territorio, mancando anche di un candidato conosciuto sul posto e conoscitore non solo dei problemi ma anche di mentalità, lingua e cultura del posto.

Sul sito di “Autonomia e ambiente” un gruppo di federalisti brianzoli (e dunque potenziali elettori) ha chiesto a tutti i candidati una chiara presa di posizione sull’autonomia ma nessuno dei destinatari si è degnato di rispondere. E già questo la dice lunga.

Due settimane fa, perciò in piena campagna elettorale, si è tenuto a Biassono un convegno di studio dove gli autonomisti (più di un centinaio) si sono ritrovati ancora una volta a parlare di federalismo. Tramite amici, ho fatto sapere ai collaboratori del candidato De Luca che la sua presenza sarebbe stata molto gradita e avrebbe favorito un dialogo, il quel momento utile soprattutto alla lista. Si saranno dimenticati di farglielo sapere, perché non si è fatto vivo nessuno. E’ un peccato.

Cito questi fatti perché, pur marginali, rivelano la debolezza, lo scollamento dalla realtà e depongono per una estemporanea fragilità dell’esperimento, se davvero voleva essere una prova per nuove battaglie. Che sono necessarie.

E adesso ?

De Luca ha due alternative.

Pensare che il 2 per cento al Nord significhi aggiungere utili pezzi di consenso ad una sperabile valanga sudista e non solo. Ma di certo non con grillini, paragoni, arrabbiati vari e allora tanti auguri.

Oppure crescere, mettere attorno ad un tavolo tutti gli indipendentisti, autonomisti, federalisti e lanciare il progetto di un’Europa dei Popoli (lumbard, piemonteis, veneti, siciliani, furlans, sardi, catalani, baschi, occitani, bretoni, fiamminghi, irlandesi, bavaresi, e così via; ma non degli Stati centralisti), neutrale e pacifica come la Svizzera, sganciata dai diktat delle oligarchie che impongono scelte scellerate da Bruxelles. Un’altra Europa delle “Piccole Patrie” che decentri tutti i poteri a piccole Comunità che gestiscono a modo loro e in casa propria le ricchezze che producono, nel totale rispetto dell’ambiente e della natura.

Nel 1979 lo fece Bruno Salvadori con la lista “Europa federalismo autonomie” ed e’ passato alla storia.

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