di Sergio Bianchini – Nel suo editoriale del 15 settembre sul Messaggero Luca Ricolfi espone da par suo la pericolosa deriva in atto che vede crescere una sempre maggiore dittatura lessicale. Si, il diritto di parola non si può negare ma si possono negare parole singole e poi discorsi singoli. Negarli e quindi escluderli dai mezzi di comunicazione e quindi seppellirli.
Cito:” In principio fu la parola NEGRO a dover capitolare. Anche se molti la usavano in modo neutro ci venne consigliato di sostituirla con…”nero” o di colore”. Poi toccò a vecchio, cieco, bidello, donna di servizio.
Ci venne detto che dovevamo sostituirle con anziano, non vedente, collaboratore scolastico, colf.
Poi però intervenuto un salto di qualita’.Il politicamente corretto …..soppiantato dal più moderno follemente corretto. “
Ricolfi prosegue implacabile nella descrizione dello sviluppo di una dittatura non più solo lessicale ma anche semantica, non solo su singole parole ma sul significato delle frasi.Sentiamo Ricolfi ” Oggi è in atto…..qualcosa di più profondo e inquietante. La pretesa di insegnarci come parlar e di colpevolizzarci se non parliamo come dovremmo …..
Quel che si pretende da noi è non solo che usiamo le parole corrette ma che facciamo dei discorsi corretti.”
Prosegue con altri esempi sui consigli che non si possono dare(non ubriacarti, non andare in giro di notte o seminude) pena l’accusa di essere difensori dei violenti e degli stupratori.
Pur sottolineando la pericolosità di questa deriva Ricolfi non spiega e nemmeno prova a spiegare la causa di questo processo visibilissimo e che gradualmente, oltre ad occupare i mezzi di comunicazione, avvelena le relazioni umane ordinarie.
Propone una personale alzata di spalle davanti alle accuse idiote ma non denuncia il continuo acuirsi della spaccatura sociale , culturale e mentale sotto il conflitto destra sinistra.
L’acuirsi della spaccatura apparentemente solo politica ma in realtà quasi esistenziale tra destra e sinistra pervade ormai tutto l’occidente benestante che fatica sempre più a galleggiare sul mondo povero cioè sui 7 miliardi di persone che consentono senza sforzo ad 1 miliardo, il cosiddetto miliardo d’oro, di vivere agiatamente.
Forse è proprio l’inquietudine generata dalla crescente indifferenza od ostilità o perfino rivolta dei paesi in via di sviluppo contro l’ordine mondiale costituito a spingere le classi dirigenti occidentali verso un progressivo aumento dell’intolleranza interna. Intolleranza che aumenta la discordia ed i contrasti e così l’ingovernabilità. Basta vedere le vicende di Biden e Trump per capire come il prestigio e l’efficacia della democrazia, delle sue procedure, della sua giustizia e delle leggi sia in crollo verticale sia dentro che fuori l’occidente.
Sembrerebbe chiara la necessità di ricostituire ovunque una onesta collaborazione interna che si potrebbe tentare con il superamento del governo del 51 per cento proponendo intese che arrivino intorno al 70% dei consensi perfino in sede di approvazione delle leggi ordinarie e delle attività di governo.
Per ora di questo non si parla anche se a volte l’emergenza costringe a grosse coalizioni come in Germania. Ma l’unità delle fazioni opposte avviene controvoglia e solo in parte. Generalmente la guerra di fazione si allarga sempre più e induce chi comanda ad un autoritarismo crescente abilmente mascherato ma che agisce anche in territori culturali e mentali dove i muscolarismi delle nostre passate dittature non arrivavano.