Autonomia? Paolo Franco: No, solo finanziamento dei Livelli essenziali delle prestazioni (se lo Stato ha soldi…). Senza Lep, nessuna riforma

21 Novembre 2023
Lettura 5 min

di Stefania Piazzo – In un’analisi al testo approvato in Commissione Affari costituzionali in Senato, l’ex senatore leghista Paolo Franco, ripercorre articolo per articolo il progetto di Calderoli, smontandolo pezzo per pezzo.

Vediamo quali critiche vengono mosse.

Il punto focale da cui parte Franco è che secondo il testo, “Prima dell’autonomia bisogna determinare i LEP su tutto il territorio nazionale; prima di approvare i LEP bisogna finanziarli su tutto il territorio nazionale.
RISULTATO. L’autonomia non arriverà mai e si creeranno nuove voragini di spesa.
DOMANDA. Perché questo accanimento terapeutico sui LEP relativi alle materie
concorrenti tra Stato e Regioni (che sono in prevalenza quelle che le Regioni possono
chiedere) mentre non c’è una legge che regola ed obbliga a determinare i LEP sulle
materie di esclusiva competenza dello Stato?”. Bella domanda.

Recita il titolo del provvedimento:

DETERMINAZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI DELLE
PRESTAZIONI SU TUTTO IL TERRITORIO
NAZIONALE E AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Franco fa subito una debita premessa. “In Commissione al Senato è stato approvato, con modifiche, il disegno di legge di attuazione dell’autonomia differenziata composto da dieci articoli (Atto Senato n. 615).
Si tratta di un “collegato” alla manovra di finanza pubblica, un tipo di legge utilizzato per concretizzare quanto prescritto nella legge di bilancio. Pertanto le disposizioni presenti nel testo vanno lette, oltre che con le norme costituzionali e con la legge sul federalismo fiscale, anche con quanto stabilito nella legge 29 dicembre 2022, n.197 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023).
Questa pubblicazione cerca di riassumere, semplificare e chiarire il testo degli articoli che compongono il disegno di legge come modificato in Commissione, formulando alcune considerazioni di commento e una conclusione a proposito della sua efficacia”.

Tentiamo una breve sintesi, rimandando in fondo al dossier integrale, per chi desidera approfondire.

La prima bocciatura? “Addio alle intese, all’articolo 1 viene sancita l’intesa Governo-Regione e successivo voto parlamentare e non certo il procedimento che andremo a leggere nei prossimi articoli”.

La questione già si complica al secondo comma dello stesso articolo, laddove si mettono le mani avanti e si dice “prima i Lep. “I Lep sono stati introdotti in Costituzione con la riforma del 2001, la loro determinazione è di esclusiva competenza statale e Stato e Regioni devono rispettarli.
A mancare al suo dovere in questo caso è lo Stato che non li ha ancora definiti. Introdurli nel disegno di legge sull’autonomia è una scelta impropria e destinata a vanificare la concretizzazione del processo”. A pensar male, o meglio, ad essere realisti, Franco ha ragione.

L’articolo 2 è un’ulteriore mina vagante. Qui, “la criticità riguarda le possibili modifiche all’accordo negoziato da Stato e Regione, che il Governo può apportare su indicazione della Conferenza
Unificata e delle Camere. In concreto, tali modifiche non saranno sindacabili dalla Regione che potrà solamente accoglierle e approvare (o meno) lo schema definitivo.
Se una Regione mettesse in discussione le modifiche recepite dal Governo, infatti, il procedimento dovrebbe ripartire da zero, o perlomeno tornare a chiedere il parere di Conferenza Unificata e Camere, rendendo di fatto impossibile questa strada. Ma in Commissione al Senato è stato introdotto un altro elemento determinante, cioè il fatto che il Presidente del Consiglio, di sua esclusiva iniziativa, possa impedire in origine la trattativa su una o più materie ed escluderle definitivamente: si tratta di una violazione costituzionale in quanto solo alle Camere spetta la potestà di formulare atti di indirizzo e di approvare (o meno) “con legge dello Stato” le intese tra Stato e Regioni”. Più che garanzia per tutelare l’unità, è un centralismo rafforzato.

L’articolo 3 è interamente dedicato ai Lep, pietra d’inciampo, come detto sopra. Scrive Franco: “

Questo articolo è stato completamente riscritto in Commissione, e modifica integralmente
l’originario testo del disegno di legge Calderoli”.

L’articolo 4 vien da sè. “NO LEP – NO AUTONOMIA. Solo dopo che saranno determinati i relativi costi e
fabbisogni standard, i LEP potranno essere finanziati. Ma il finanziamento dei LEP è subordinato alle disponibilità e agli equilibri del bilancio pubblico. I LEP, come già detto, riguardano tutte le Regioni italiane, sia quelle che chiederanno maggiore autonomia che le altre. Pertanto, se questi valori avranno quantificazioni più programmatiche che pratiche (quindi se l’asticella LEP fosse posta piuttosto in alto),
difficilmente potranno essere finanziati e, conseguentemente, alle Regioni che ne avevano fatto richiesta non saranno trasferite le funzioni relative alle materie, anche nel caso in cui la legge di approvazione delle intese fosse entrata in vigore.
Il secondo comma prevede che possano invece essere attribuite le materie non soggette alla
determinazione dei LEP sula base della spesa storica.
QUALI MATERIE NON PREVEDONO I LEP? Quelle ordinamentali, cioè le poche che non prevedono capitoli di spesa (rapporti internazionali, commercio con l’estero, norme su Enti a carattere regionale)”.

Se per più di 20 anni i Lep sono rimasti un tabù, quando mai ora troveranno un loro immediato sviluppo? No Lep no party.

L’articolo 5 è una spada di Damocle sulle tasse e il loro aumento regionale. “PIU’ TASSE LOCALI? Il nuovo futuro regime di finanziamento dei LEP di competenza regionale, previsto dal PNRR per il 2026, prevede che questi siano finanziati anche con entrate proprie delle Regioni”.

Franco è ancora più caustico nel commentare l’articolo 7: “AUTONOMIA: LOCAZIONE CON DISDETTA. Il testo in esame prevede invece anche l’iniziativa dello Stato per la modifica, la cessazione o il rinnovo delle intese già concluse e approvate. Questo articolo del DL Calderoli trasforma l’autonomia in una specie di contratto di locazione commerciale dove vengono stabiliti i modi e i tempi della disdetta da parte
dei contraenti”.

Ma anche l’articolo 7 bis cela delle novità. Si tratta di un articolo aggiunto in Commissione composto da 3 commi, di cui il secondo è sibillino. “Nel caso ci sia uno scostamento tra i fabbisogni di spesa e il gettito dei tributi compartecipati dalla Regione, il Ministero dell’economia dispone la variazione delle
aliquote di compartecipazione”, sintetizza Franco.


Morale? “STATO PREDATORE: il secondo comma stabilisce che se le aliquote del gettito generato nella Regione destinato a finanziare le nuove competenze comporteranno un “surplus” a favore
della Regione, lo Stato dovrà provvedere a ridurle incamerandosi la differenza”.

Le clausole finanziare previste all’articolo 8 arricchiscono il fiume di critiche. “PIU’ FINANZIAMENTI A CHI NON CHIEDE L’AUTONOMIA. Risulta evidente la contraddizione che consegue ad inserire nel medesimo testo di legge l’autonomia e i LEP. Il primo comma prevede che non devono esserci maggiori oneri finanziari, il secondo che invece, per i LEP, bisogna prevedere la copertura dei nuovi e maggiori oneri
finanziari. Per chiarire questo aspetto leggiamo le ultime righe dell’intervista rilasciata
da Marco Stradiotto al Giornale di Vicenza il 26 marzo 2023 intitolata “Autonomia, c’è
la via. Lo dicono gli asili nido”: “ma i soldi ci sono (…) e nel 2027 In Veneto giungeranno
61,7 milioni in più di quelli di oggi. A Campania e Sicilia andranno oltre 200 milioni (…)”.
È la conferma che questa legge nulla ha a che fare con i principi dell’art. 116 c. 3 della
Costituzione, che sono finalizzati ad una maggiore efficienza dei servizi pubblici, ma
serve solo ad aumentare la spesa pubblica statale dove l’autonomia non è richiesta”.

Articolo 10 sulle disposizioni finali, mette una pietra tombale, secondo Franco, sul processo di autonomia e fin quanto costruito sino a ieri. “SI RIPARTE QUASI DA ZERO. Ciò significa che l’unico atto che viene conservato è la richiesta di maggiore autonomia già presentata dalle Regioni, mentre le pre-intese
sottoscritte nel febbraio 2018 che stabilivano modi, tempi e finanziamento (a spesa storica) del trasferimento di competenze vengono annullate”. Cambiato tutto, per non cambiare nulla.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
Hosting: Stefania Piazzo

Newsletter

Iscriviti alla nostra Newsletter!

Servizio Precedente

La replica Amazon in disaccordo sulla campagna Make Amazon Pay

Prossimo Servizio

Pasticcio emendamenti Lega alla manovra. Ritirati…

Ultime notizie su Opinioni

Bossi li avrebbe licenziati tutti

di Stefania Piazzo – Ma come, c’è il voto sulla madre di tutte le battaglie e la Lega non è a ranghi serrati sull’autonomia? Da non crederci. Roba che Bossi li avrebbe
TornaSu