La Lega è caduta sull’uccello. Doppiette furibonde con la Regione, nel bresciano in piazza contro assessorato

22 Settembre 2021
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di Stefania Piazzo – Il Tar come è noto ha sospeso la caccia in Lombardia sino al 7 ottobre prossimo. Tutto nasce da un ricorso della Lac, la Lega (non di Salvini) per l’abolizione della caccia. I giudici hanno accolto come è altrettanto noto il ricorso che contestava alla Regione, oltre che questioni tecnico-giuridiche accolte dai giudici, di discostarsi dal parere dell’Ispra sulle specie cacciabili. Si tratterebbe di Tortora, Cesena, Tordo Bottaccio e Sassello, Moretta, Pavoncella, Allodola, Quaglia e Coturnice. Per l’assessore regionale all’Agricoltura sono rogne da sbrigare in fretta e furia perché le doppiette sono incazzate e non poco. Parafrasando l’errore della nota signora Longari che scivolò su una domanda di ornitologia al Rischiatutto, la Lega cade sull’uccello a pochi giorni dall’apertura della stagione venatoria.

La Lega da sempre vanta di essere amica dei cacciatori, perché la categoria nell’idem sentire leghista rappresenta una tradizione identitaria, territoriale. Che la politica si occupi in modo serio dell’ambiente, dell’avifauna, della gestione delle aree dedicate alla caccia, è una questione non di poco conto. A Torbole Bresciano hanno segnalato una protesta dei cacciatori locali e non solo bresciani contro l’assessorato.

Ho cani da caccia, non vado a caccia ma addestrando i miei cani per le prove di lavoro (non dimentichiamo che il benessere animale è far vivere la memoria di razza) su lepre o minilepre (senza cattura, ovviamente, né sparo ma solo nella fase di scovo, seguita e accostamento del selvatico), mi interfaccio spesso e volentieri con tecnici che a caccia ci vanno eccome. Sento i commenti di giudici, addestratori, presidenti di sezione delle diverse società che gestiscono zone di addestramento o ambiti territoriali di ripopolamento della fauna. Anche solo per la creazione di queste realtà, lamentano la più totale estraneità alla materia di sindaci, assessori, politici in senso generale. Per trovare interlocutori non sanno spesso dove sbattere la testa. Qualche amico, tempo fa, confessò che per riuscire ad aprire una zona di addestramento in cui i cani possono correre per sentire e inseguire il selvatico, era tentato di andare su su fino a Montecitorio per spiegare ad un onorevole che non si può da una parte affermare di sostenere i cacciatori e poi, dall’altra, cazziarli perché sul territorio si pongono resistenze burocratiche (o per ignoranza sulla materia, più spesso) per creare zone per addestrare i cani. O l’una o l’altra.

Il vezzo di cadere sull’uccello non è dunque di oggi. Non stiamo qui a discutere della questione etica, caccia sì o caccia no. Il punto è in questo caso un altro. Abbiamo davvero politici competenti? Sanno dove mettono le mani? E giusto per tornare a bomba sulla campagna elettorale alle porte e le battutine sugli “elettori pistola”, che faranno gli “amici cacciatori” in cabina elettorale? Ocio a non restare impallinati. Magari il “repulisti” inizia da qui, tra le frasche…

Photo by Matthew Maaskant 

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