“Porre un freno all’aggiudicazione di bandi al ribasso d’asta per la custodia, la gestione e l’accudimento di cani abbandonati costretti a vivere in canili rifugio e alla ‘deportazione’ in strutture considerate lager e che basano la propria azione solo e unicamente sul profitto”. Sono questi gli obiettivi principali della petizione on-line lanciata da Fondazione Cave Canem nata dalla volontà di due donne, Adriana Possenti presidente e Federica Faiella vicepresidente -, tramite il suo sito internet, volta a contrastare il business legato ai canili rifugio. “Indire un bando al ribasso d’asta e affidare al migliore offerente la vita di cani la cui unica colpa è quella di non essere parte di una famiglia umana: questa è la logica che troppo spesso regola l’assegnazione dei servizi di custodia e gestione di animali abbandonati detenuti nei canili rifugio – si legge in una nota -. Spesso le strutture che si aggiudicano il servizio si trovano molto distanti dal territorio del Comune che ha bandito la gara: questo vuol dire che i cani coinvolti sono prelevati dal luogo, anche se non perfetto, in cui sono nati e cresciuti, spesso strappati alle cure amorevoli dei volontari, costretti a un viaggio di centinaia di chilometri in uno spazio angusto di un furgone, per poi essere ‘scaricati’ nei box della struttura di arrivo, nella maggior parte dei casi senza poter più uscire da lì”. “Negli ultimi anni, abbiamo visto Amministrazioni comunali bandire, e in alcuni casi aggiudicare gare, prevedendo l’affidamento secondo il criterio del massimo ribasso o purché il prezzo fosse inferiore o, al massimo, pari a quello a base d’asta prevedendo quotazioni che oscillano tra € 1,73 giornaliero per cane e € 2,70 al giorno a cane (IVA esclusa) – afferma Federica Faiella -, importi totalmente insufficienti a garantire l’erogazione di servizi qualitativamente elevati a favore di animali già costretti a patire la condizione di costrizione in un contesto detentivo quali sono i canili rifugio”. “Basti pensare – continua – che l’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione, riprendendo una nota del Ministero della Salute, già nel 2016 ha dichiarato di ritenere appropriato che il Comune preveda un importo oscillante, approssimativamente, tra € 3,50 e 4,50 giornalieri per cane. Sempre l’ANAC, a marzo di quest’anno, ha chiarito come sia responsabilità del Comune che affida il servizio di custodia, gestione e accudimento dei cani, tanto presso strutture pubbliche, quanto presso strutture private, in qualità di stazione appaltante, la verifica dello stato dei luoghi di esecuzione e la sussistenza delle autorizzazioni amministrative necessarie al corretto adempimento delle prestazioni contrattuali, in particolare riguardo alla situazione strutturale, al sovraffollamento, all’igiene, allo stato manutentivo, tutto al fine di garantire davvero il benessere degli animali e degli operatori – e, aggiungiamo noi, dei volontari”. “In caso di aggiudicazione a un prezzo inferiore ai 4 euro, anche considerando l’inflazione rispetto al 2016 – fa notare Faiella – risulta alto il rischio che le cure e la gestione fornite agli stessi cani risulti non ottimale e, anzi, esponga a rischi di maltrattamento o detenzione incompatibile con la natura degli animali e produttiva di grave sofferenza: si tratta di due reati previsti e puniti agli articoli 544 ter e 727, II comma, del codice penale”.

Fondazione Cave Canem – Petizione online: stop ai ribassi d’asta nella gestione dei canili
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