Alla Direttrice di Nuova Padania
Vorrei commentare lo scritto di Giovanni Cominelli pubblicato il 2 agosto su la Nuova Padania col link sottostante
Ho letto con grandissimo piacere lo scritto di Cominelli sui risultati scolastici e la conclusione, coraggiosissima oggi per un intellettuale italiano:
“Occorre prendere atto che all’auto-inganno fraudolento dell’eccellenza del Sud del Paese partecipano in simbiosi l’Amministrazione, la società meridionale e la politica: sono della stessa pasta. Perché anche alla politica meridionale interessano “i voti”, in particolare quelli espressi nelle urne.”
Che sintesi! Nitida e incisiva. Finora ero quasi solo a continuare l’analisi del meridionalismo dopo che la Lega stessa ha rinunciato a parlarne.
Il punto è che questo sud che si autoinganna è potuto salire ai vertici del potere statale grazie alla spinta del sinistrismo centro nordico, CGIL in primis assieme al PCI di Napolitano, che col sud ha formato un blocco di potere fortissimo. Blocco che regge il paese e principalmente lo stato da 40 anni.
Forse era un passaggio necessario e se Cominelli, che ne è capace, provasse a descrivere le curvature degli ultimi 40 anni, comprendendo anche lo scontro fatale nel PCI tra Longo e Napolitano, sono certo che ci riuscirebbe benissimo.
Meditando anche sul ‘68 milanese credo che nessuno abbia notato come nel movimento studentesco della ”statale” di via Festa del Perdono, dove Cominelli fu uno dei massimi dirigenti, l’anticapitalismo fosse pieno di meridionalismo anche fisico nei protagonisti principali come Capanna Cafiero Toscano.
Lo scontro tra MS ed Avanguardia operaia aveva allora anche qualcosa di etnico visto che AO era formata da quasi tutti nordici portatori di un utopismo cattolico che nel giugno “68 li fece riunire, me compreso, nel convento di padre Turoldo. Lo scontro violentissimo anche fisico tra i due gruppi studenteschi principali di Milano, MS ed AO non si spiega senza tener conto del meridionalismo.
Dopo una battaglia con feriti in piazza Fontana Avanguardia Operaia organizzò un corteo a Città studi dove lo slogan era “Cafiero Toscano banditi a Milano”. Alla fine però l’antifascismo militante tipico delle squadre armate del MS finì per contagiare anche AO.
Inutilmente chiedo da anni di spiegare le vicende e le svolte di quegli anni del ribellismo universitario milanese. Cosa che sarebbe interessantissima per un’intera generazione, quella perduta e ormai al termine del suo percorso.
Per quanto riguarda le storture nella vita nazionale e nel funzionamento dello stato dalla scuola a tutto il paese, personalmente sono arrivato alla conclusione che il blocco storico al potere è formato dal sud, dal centro e dalla minoranza del nord, quella di sinistra che da decenni tentava invano di prevalere al nord.
Ma questo blocco è arrivato alla fine e non ha prospettive di sviluppo perché vive di rendita, una rendita che poteva essere fornita solo da un nord florido, generatore di una prosperità ormai scomparsa.
Le tre Italie sono così davanti a se stesse e devono ammettere con sincerità ed esplicitamente le proprie particolarità e trovare uno sbocco. Cosa che per ora non si vede. Guarda caso tutti parlano ancora solo di nord e sud senza vedere il centro che da Bologna a Roma, comprendendo la Toscana, è il detentore della massima civiltà giuridica e di una grande capacità politica.
Speriamo che gli intellettuali del nord, col contributo poderoso di Cominelli, lancino un nuovo schema interpretativo sia degli anni trascorsi che delle prospettive future.
Grazie, Sergio Bianchini
