“Il difetto della riforma Dini del 1995 è stato quello di aver scaricato l’equilibrio del sistema sui futuri pensionati, salvaguardando soprattutto i lavoratori più anziani. Per i giovani ci sarebbe stata la previdenza complementare. Così, le successive riforme hanno cercato di rendere più breve ed equa la transizione, anche per ottenere dal sistema pensionistico un contributo al risanamento di quei conti pubblici che ha contribuito a destabilizzare. Il problema di questa riforma e delle aggiunte successive è che sono tutte figlie di un progetto con la testa rivolta all’indietro, nel senso che non si pone l L’obiettivo di come garantire ai lavoratori giovani di oggi, chiamati per decenni a versare un terzo del loro reddito per finanziare le pensioni in essere un trattamento adeguato. Il problema per i lavoratori giovani non è il metodo di calcolo contributivo ma la qualità del loro lavoro, in un mercato contraddistinto da discontinuità, precarietà e crisi”. Lo afferma il presidente del Cnel, Renato Brunetta, in audizione davanti alla Commissione bicamerale di controllo sugli enti gestori della previdenza sociale.
Pensioni, Brunetta: Da riforma Dini in poi salvaguardati lavoratori più anziani e penalizzati i giovani
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