La Corte Costituzionale tedesca dice basta all’acquisto del debito italiano. Il progetto è l’Hansa Europa

6 Maggio 2020
Lettura 2 min

di Teodolinda – La sostanza è questa: la Corte costituzionale tedesca ha detto che la Germania non può farsi carico ulteriormente di acquisto di titoli di debito pubblico attraverso il Qantitative easing della Banca centrale europea, meccanismo con il quale l’ex governatore Mario Draghi aveva di fatto salvato i conti italiani.

Apriti cielo, ovviamente. Germania egoista. Il cosiddetto Qe ha in pancia il 30% di titoli italiani. E la Germania ne detiene circa il 12-13%.

La pandemia ha rotto il vaso di Pandora. E ha messo l’Europa davanti ad un bivio. Il Nord, quello dell’Europa, si chiede: ma io devo pagare i debiti del Sud Europa in eterno? Che è un po’ quello che si chiedeva la Lega delle origini guardando l’assistenzialismo del Sud, gli ospedali mai finiti, le Salerno-Reggio gratuite e altri luoghi non comuni per chi paga le tasse e lo fa anche per chi vive di lavoro nero prendendo il reddito di cittadinanza. Ora la Lega è italiana e come gli altri partiti italiani risponde alla Germania come il Sud rispondeva ai padani rozzi e razzisti: egoisti!

Come potrebbe il parlamentare calabro della Lega rispondere diversamente alla Merkel? Risponde con lo stesso lessico dei milanesi leghisti. Un miracolo che nessuno avrebbe mai immaginato. In mezzo però ci sono le imprese vere, sane, da Nord a Sud, vessate chi da una classe politica che scarica sui medici i contagi, chi da uno Stato che chiede il pizzo burocratico e fa emigrare i neolaureati all’estero.

La Germania chi deve aiutare? In questo nuovo monito, non si alza alcuna voce dal Parlamento di autocritica e ravvedimento, nessuno che dica che lo Stato, questo Stato, spende male, taglia i viveri ai cittadini, fa solo l’esattore per conto di se stesso.

Qualche settimana fa in un lucido editoriale il nostro Giuseppe Reguzzoni ci raccontava su Deutsche Wirtschaftnachrichten (periodici di finanza) si parlava della proposta della Hansa Europa. Un’Europa del Baltico, più Cechia, Austria e, forse, Ungheria. “Due Europe, quella del Mediterraneo, con Roma, Napoli, Atene, Sofia, Madrid etc e quella del Nord, con Amsterdam, Berlino, Copenhagen, Oslo, Varsavia, Riga etc. Per la verità, non è una proposta nuova”, scrive Reguzzoni. Che ricorda:
“Hansa è il nome storico delle città mercantili del Mare del Nord e del Mar Baltico: non è un caso che questo nome sia stato rispolverato. Per ora, le industrie tedesche hanno ancora bisogno dei complementi prodotti in Lombardia e in Veneto, la cui qualità è incomparabilmente più alta di quella dei concorrenti. Per ora. Ma Polonia e Cechia, con un tasso di crescita intorno al 6% sono lì, pronti a prendere il posto di chi deve dipendere dalle decisioni della burocrazia romana e dalle varie “eccellentissime eccellenze” con i loro prefettizi cerimoniali. Nessuno è insostituibile”.

Insomma, non basta il consenso generato da tamponi e test sierologici per sentirsi più forti e invincibili. Senza un progetto di Stato diverso, e senza una classe politica all’altezza, ci stupiamo che i giudici tedeschi si preoccupino di non riempire la pancia di Berlino di titoli che servono per mantenere una macchina statale fatta da uno stuolo sterminato di task foce, di 1500 esperti, di commissari per l’emergenza che ci dicono che arriveranno le mascherine mentre muoiono 160 medici in corsia?

Photo by Elijah G

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