Nazionalizzazione. Inizia la road map di Giorgetti sull’ex-Ilva. La Cgil: difendere lavoro da Nord a Sud, un tema da golden power dello Stato

19 Febbraio 2021
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“Incontro lungo, schietto, franco e costruttivo” al Mise tra l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli e il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Nel corso della riunione – spiega il Mise – si e’ parlato soprattutto dell’impegno di ArcelorMittal e delle conseguenze della sentenza del Tar di Lecce sulle prospettive aziendali. La prossima settimana il ministro si confrontera’, come annunciato anche al tavolo Ilva con i sindacati, con il sindaco di Taranto e il governatore della Puglia.

“Un tema da Golden Power, cioè da poteri speciali dello Stato per salvare industria e occupazione da qualsiasi tempesta – afferma Bruno Manganaro, segretario generale Fiom Cgil Genova. -. Per la Fiom Cgil in questo quadro Invitalia (cioè lo Stato) deve entrare senza tentennamenti nella società con Mittal e aprire con il sindacato un vero confronto sull’Accordo Stato/Mittal e sul Piano Industriale”.”Quelle di oggi infatti sono dichiarazioni importanti, ma l’esperienza insegna che sono i fatti a valere. Per la Fiom vanno difesi tutti i siti di Arcelor dal sud al nord con la piena occupazione e la produzione ai massimi livelli – conclude -. Per difendere i lavoratori bisogna difendere i posti di lavoro. Questo ha fatto la Fiom in questi anni a Genova e questo continuerà a fare”.

La nazionalizzazione della ex ILVA e’ sempre piu’ vicina. Per uno strano destino il ruolo centrale nella partita riguardante l’acciaieria di Taranto resta affidato a Mario Draghi: trent’anni fa come direttore generale del Tesoro aveva curato la vendita alla famiglia Riva. Adesso, come presidente del Consiglio dovra’ pilotare il rientro dell’impianto nell’area pubblica. Tra un anno, quando la procedura sara’ completata il 60% delle azioni di AmInvestco (la holding cui fa capo lo stabilimento) sara’ in mano a Invitalia, finanziaria pubblica guidata da Domenico Arcuri. Il 40% restera’ ad Arcelor Mittal. Il gruppo indiano non sottoscrivera’ l’aumento di capitale da 400 milioni che segnera’ il ritorno dello Stato nel capitale in attesa di prendere la maggioranza.

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