di Cuore Verde – La sinistra, negli ultimi trent’anni, ha osteggiato l’unica forza che, almeno inizialmente, proponeva una profonda riforma federale dello stato, ponendosi patriotticamente a difesa dell’unità’ nazionale. A forza di sventolare tricolori e cantare inni di Mameli, tuttavia, ci siamo ritrovati i “fratelli italiani” al governo, i veri detentori del “brand” patriottico italico. La sinistra ora si lamenta dei “saluti romani” ma, secondo me, se fosse veramente “antifascista”, sarebbe conseguentemente anche federalista e autonomista e promuoverebbe l’insegnamento della storia e delle lingue locali nelle scuole. Per contrastare la cosiddetta “italianizzazione” che fu appunto un progetto ideologico fascista che intendeva “sradicare” le lingue locali ( i “dialetti”) e creare il nuovo cittadino italiano diretto discendente dei legionari romani, cancellando secoli di storia locale ridotta a qualche anedotto e a banale “folklore”.
E questo vale anche per taluni autonomisti dalle idee un po’ confuse che, spesso, riducono tutta la battaglia politica ad questione economicistica di tasse e residuo fiscale. E’ invece principalmente una questione culturale: bisogna agire sui programmi scolastici. Peraltro, lo studio della storia e delle lingue locali nelle scuole è un’operazione che si potrebbe fare praticamente a costo zero con eBook messi a disposizione dagli enti scolastici. Senza una coscienza della propria identità’ non ci puo’ essere alcun riscatto autonomista. E’ assurdo che un ragazzo ligure o veneto esca da un liceo e non sappia nulla della propria storia, lingua e cultura. Lo stato italiano, con i suoi programmi scolastici, ha operato una e vera propria “rimozione culturale”. La vera battaglia autonomista passa attraverso il cambiamento dei programmi scolastici.