di Luigi Basso – Domani inizia a Catania, terra abituata a tutto, l’udienza preliminare, prevista dal rito davanti al Giudice relativo, per stabilire se, e sottolineo se, Salvini dovrà essere chiamato in dibattimento a difendersi dalle accuse dello Stato.
Il processo in questione riguarderebbe, qualora iniziasse davvero, il caso del diniego opposto dall’allora Ministro degli Interni allo sbarco dell’equipaggio della nave Gregoretti nell’estate 2019, quella folle estate che si concluse, fra le cubiste ed i mojitos del Papeete e l’harakiri della sfiducia a Conte, con la defenestrazione dalle stanze del potere del Capitano e della sua truppa.
Vale la pena di ricordare che i magistrati hanno richiesto l’autorizzazione, al Senato, a procedere e che l’autorizzazione è stata concessa peraltro col voto favorevole dei parlamentari di Salvini nella apposita Giunta. Tutte le garanzie procedimentali sono state chiaramente rispettate. Eppure Salvini e i suoi sostenitori hanno deciso di dichiararsi vittime della magistratura, o di una sua presunta fazione, chiedendo addirittura un surreale processo collettivo di massa che dovrebbe vedere imputati tutti gli elettori del leader populista: questo, sì, sarebbe un atto eversivo, ma i reduci dell’estate 2019 non se ne rendono neppure conto. Non solo: i suddetti hanno pure intenzione di presidiare con manifestazioni politiche alcune zone della città etnea, ma non le vicinanze del Tribunale che, peraltro, il Prefetto ha già provveduto a mettere in sicurezza.
Uno scenario sudamericano di tipo insurrezionalista, che mira a contrapporre idealmente una piazza a un’aula di giustizia, fatto che, peraltro, rappresenta plasticamente il populismo. Ora, solo pochi giorni fa Giorgetti ed altri avevano giurato sulla genuinità della ormai imminente (dal 2018) svolta moderata di Salvini e della Lega. A vedere quello che succede a Catania per una banale udienza preliminare, con una Procura già orientata a chiedere l’archiviazione del caso, con tanto di Tribunale off limits, come avviene nei processi di mafia e terrorismo, vien proprio da chiedersi dove sia la svolta moderata della Lega.
Peraltro è probabile che solo in Italia si trovi qualcuno disposto a dare ancora credito ai desiderata del povero Giorgetti: in Europa, i moderati non hanno neppure pensato per un attimo che Salvini diventasse moderato. E le immagini che arrivano da Catania sono lì a dar loro ragione per l’ennesima volta.