2 giugno: il Veneto sta con l’autonomia o aspetta il prossimo Natale? Quel video di Zaia e il regalo sotto l’albero del 2018. Ma non è mai troppo tardi

28 Maggio 2020
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+++ #Autonomia in arrivo, il Natale più bello per il Veneto +++

Pubblicato da Luca Zaia su Venerdì 21 dicembre 2018

di Stefania Piazzo – C’è un video che gira per la rete con tono di scherno verso il governatore Luca Zaia. E’ l’annuncio della road map sull’autonomia che porta la data del 21 dicembre 2018. E’ il regalo sotto l’albero di Natale, fa sapere un entusiasta Zaia che dice: visto? chi non ci credeva è servito, per la prima volta il tema diventa questione politica e a febbraio avremo già i primi risultati. Poi, ancora, lo dicevano persino i padri costituenti che l’autonomia è un diritto dei territori.

Anche a me è arrivato il video per conoscenza. Però non riesco a ridere. Il 2019 doveva essere l’anno della riscossa. Quello che avrebbe dovuto far dimenticare la figuraccia della devolution, il flop del tentato federalismo fiscale, il caos del Titolo V.

La faccenda è molto seria. Di giorni dal referendum sull’autonomia ne son passati 948. E il referendum ha fatto la fine di tutti o quasi i referenda precedenti. Pur essendo consultivo, diceva chiaramente che c’è un pezzo di paese che chiede un altro Stato, una diversa gestione della cosa pubblica. Chiedeva, è sotto gli occhi di tutti, pur facendo la tara a errori e insensati tagli alle diverse sanità regionali, di vedere in chi governa un piglio decisionista e alla ricerca di soluzioni come quello che ha espresso Zaia in questi mesi. Non che la sanità veneta sia perfetta, e anzi lo non è, e proprio per alcune nostre inchieste e i nostri giudizi critici siamo stati a volte sommersi da commenti e articoli di stampa squallidi. Come se mettere in discussione l’operato pubblico fosse lesa maestà.

Ma torniamo alle questioni serie e ai contenuti del video. Qui non si tratta di ridicolizzare o sminuire il carisma di un leader, ma di capire quali saranno le prossime mosse a fronte di una crisi economica che il Nord più di altre parti del paese non può permettersi. Qui si concentra il Pil, l’export nazionale, l’internazionalizzazione delle imprese. Qui la politica prende decisioni per cambiare, a differenza di Roma, che prende decisioni per conservare. Il video del 2018 fotografa lo stato dell’arte. O si accelera, o si soccombe.

Caro governatore, non sapendo o capendo più cosa intenda fare la Lega nazionale, visto che la Costituzione è il quadro di riferimento, allora citiamo anche Carlo Arturo Jemolo. Si legge nella relazione di mezzo secolo fa sul “Problema della regione” all’Assemblea costituente della II sottocommissione, diretta da Arturo Carlo Jemolo, finissimo storico del Risorgimento – che “esistono raggruppamenti che aspirano ad una propria individualità e offrono una tenace resistenza alla loro incorporazione in più vaste aggregazioni territoriali”.

Che significa? Che l’Italia così come la stavano disegnando, a qualcuno stava già più stretta che a qualcun altro. E che esistono, verbalizzavano alla Costituente, individualità precise, piccole patrie che non volevano, per motivi di storia e tradizione, finire dentro regioni politiche anziché essere espressione territoriale. I cattolici o i loro compagni che oggi sono ancora contro uno stato federale, a diverse velocità,  hanno rinnegato don Sturzo, le autonomie, lo sforzo di alcuni costituenti di dare valore di principio alle autonomie. Ma assieme ai cosiddetti cattocomunisti, oggi ci sono anche i leganazionalisti. Chi ci capisce qualcosa!?

Il 2 giugno cosa rappresenta oggi per la Lega e cosa rappresenta invece per Salvini? Cosa rappresenta per il Veneto o la Lombardia o il Piemonte o la Liguria? La stessa idea di Stato che ha in testa il segretario del Carroccio o le aspirazioni, le priorità sono diverse? E’ la festa della Repubblica. E’ la festa dello Stato, al di sopra di ogni cosa, che però non possono continuare a imporci come nuova forma di religione, col dogma del centralismo.

Tornate a parlare di federalismo, abbandonate il laicismo, il “confessionalismo statale” come lo chiamava Jemolo, “effetto del desiderio di stare con i più, con chi ha il potere”. Che non è il popolo, in lockdown da 948 giorni dalla figuraccia dell’autonomia fatta annusare e poi rimessa via. Al prossimo Natale mancano sette mesi. Chissà!

Photo by Ben White 

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Direttrice: Stefania Piazzo
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