di Roberto Gremmo – Scrivono i giornali che il governo va avanti a due velocità: marcia con brio, ardore e passo (romano?) svelto con il presidenzialismo che intende introdurre prima delle elezioni europee mentre prosegue lentamente, con lunghe tappe e giri viziosi e pretestuosi con l’autonomia differenziata, il miraggio di una brava persona come Calderoli e l’alibi del suo partito ormai nazionalista per illudere tutta la gente (e non è poca) che in cuor suo spera ancora di liberarsi della zavorra parassitaria dello Stato centralista.
A dar manforte provvede sotto sotto il partito che eredita quel che resta del compromesso storico di tardiva fusione fra potere democristiano e burocrazia sovieticante. Anch’esso appoggia l’idea di modificare sempre più le istituzioni in organi verticistici perché non sopporta la democrazia che sale dal basso, con buona pace delle eredità morali e politiche del federalista don Sturzo o del sardista Gramsci.
Assolutamente indifferenti ad ogni idea di vere riforme che non siano assistenzialiste, i cinque stelle si rivelano un soggetto politico incapace di intervenire con proposte istituzionali seriamente libertarie, mentre tutte le altre meteore politiche stanno a guardare, impotenti ed irrilevanti.
Nel desolante quadro politico italiano, nessuno difende i “Piccoli Popoli” che, piaccia o no, fanno parte della Repubblica che ci ricordano una e indivisibile. Ma che si può pur sempre tenere assieme meglio d’adesso.
Siamo proprio ben messi.
La nostra scialuppa di salvataggio della “Nuova Padania” deve restare sola a navigare nel mare in tempesta di un’Italia destinata a non riconoscere le diverse realtà regionali; a non voler dar loro i poteri che meritano; evitare di rispettare le loro culture e soprattutto continuare a rapinare le ricchezze che producono?
Il federalismo ha ormai perso la partita?