Un moderato recupero che va letto alla luce dei continui stop and go che hanno caratterizzato buona parte del 2020, in funzione del succedersi di chiusure ed aperture con la conseguente penalizzazione della domanda di prodotti non alimentari, sia presso le piccole che le grandi superfici e gran parte del commercio ambulante: mentre la sostituzione dei consumi fuori casa con l’alimentazione domestica e’ proseguita anche a dicembre, il recupero di alcuni comparti dei durevoli e della cura della persona non e’ stato affatto brillante e lascia un’eredita’ fortemente negativa per il 2021. Questo il commento dell’Ufficio studi di Confcommercio ai dati sulle vendite al dettaglio a dicembre diffusi oggi dall’Istat. Per una lettura corretta della variazione dell’indice, si legge in una nota, e’ opportuno sottolineare la revisione del dato di novembre in direzione peggiorativa della domanda di beni non alimentari: per molti format distributivi e segmenti di consumo (in primis l’abbigliamento e le calzature) il 2020 ha fatto registrare un vero crollo della domanda che difficilmente potra’ essere recuperato nel breve periodo. Si fanno piu’ concreti, scrive Confcommercio, i rischi di chiusura di moltissime imprese: immune al virus pandemico e’ solo il commercio elettronico, cresciuto nel 2020 del 34,6 per cento, con il quale i negozi fisici dovranno confrontarsi duramente anche in futuro e ormai in qualsiasi ambito della spesa delle famiglie.
Apri e chiudi delle zone affossa consumi
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