E’ caduto anche il Sacro Romano Impero ma per Salvini serve ancora tempo

28 Febbraio 2024
Lettura 2 min

di Stefania Piazzo – Passano i re, i papi, cadono le monarchie, cambiano gli stati. E’ finito anche il Sacro Romano Impero ma per Salvini mi sa che servirà altro tempo. Non basterà un congresso.

Partiamo dalla fine, ovvero dal terzo mandato. Mettiamo che sull’onda lunga del tracollo sardo si arrivi, alla fine, al terzo mandato per i presidenti di Regione. Chi, ma dico chi, tra le prime file leghiste, manderebbe a casa a questo punto il segretario federale, seppure delegittimato e detestato internamente da falangi sempre più evidenti? Se Zaia venisse riconfermato, non si tornerebbe ad una certa “normalizzazione” interna, rimandando la resa dei conti più in là, diciamo a scadenza dello yogurt non più commestibile?

Altro aspetto. Al centrodestra gioverebbe una spaccatura e un ritorno al voto? Neanche per idea. Divisi in casa, quindi, ma sotto lo stesso tetto ancora per un bel po’. Meloni gode di credibilità internazionale, in Europa dà del tu a chi siede nei posti giusti. Può essere garante della riconferma di persone chiave. Con Mario Draghi questo governo ha un filo diretto. Potrebbe mai il sistema che ama gli equilibri, tifare per mandare a casa i capetti della Lega e portare al voto il paese con l’alternativa Conte-Schlein? Nessuno di noi liquiderebbe anche solo l’amministratore di condominio se ci fossero lavori in corso. E avendo come alternativa altri candidati amministratori, quelli del superbonus o del reddito di cittadinanza. Dai, su.

Il mal di pancia leghista continuerà fino a erodere consenso al leader, chi ha fino ad ora taciuto troverà – magari – la forza per parlare e criticare. E sarebbe ora di tirar fuori le palle. Ma ci vorrà il tempo necessario per un passaggio indolore e per non far fibrillare certe relazioni. Meloni dovrà “cedere” qualcosa”, Salvini incasserà “qualcosa”, e andrà avanti così a meno che non ci si metta la magistratura ad accelerare i processi di cambiamento, dando scossoni che l’opinione pubblica non digerirebbe. Ma è meglio che il regolamento dei conti si consumi tra i partiti. E nelle urne.

Ma, da qui a chissà per quanto, avremo ancora Salvini e la sua squadra al governo, il populismo e il trionfalismo che hanno stancato anche i sordi. Dei territori poco gli importa, ma da anni. E’ una novità?

Sistemata la questione del terzo mandato, la truppa fedele (o incerta) tornerà a pulire la tolda di comando. Altri continueranno ad alzare la voce, col vento in poppa grazie ad una leadership iconica che ha stufato anche i santi.

Se invece non ci sarà il terzo mandato, gli scenari potrebbero far implodere tutto più velocemente. Ma non domani. E neanche dopodomani, perché quando sei al governo e hai i piedi dentro, il consenso lo controlli, eccome, anche fino allo sfinimento, fino al 2%. Non te ne vai. Decidi nomine, voti in Cdm, hai in mano ministeri, enti. E te la godi fino alla scadenza.

Con un crudele ritardo si torna a parlare di democrazia interna. Ma nella Lega non c’è mai stata davvero. Solo che prima mettere in discussione Bossi voleva dire non capire proprio niente di politica. La differenza sta qui.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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