di Stefania Piazzo – Fiumi di parole sul caso Cospito. Cosa si può imparare da questa “lezione” in cui maggioranza e opposizione si attaccano a vicenda al limite del pruriginoso guardare dal buco della serratura per dire più forte dell’altro cosa si sia visto o sentito?
Forse il senso dello Stato ci suggerisce qualcosa. Non tutto ciò che si sa può essere divulgato, per quanto legittima sia la fonte e veritiera la notizia. E’ una regola che vale anche nel giornalismo. Non tutto ciò che è nel potere di un parlamentare può essere opportuno esercitare, in quel momento. Ma occorre capirlo!
Se dovessimo scrivere tutto quanto arriva in redazione, senza saper misurare i passi, saremmo solo degli imbuti che in nome del diritto di cronaca, lavorano col bazooka. Morti e feriti certi sul campo.
Se dovessimo fare visita di persona ad una fonte, dal discutibile curriculum, correndo il rischio di vanificare l’autorevolezza del nostro operato, mentre i riflettori puntano su di noi e la nostra imparziale azione professionale, daremmo fuoco ad una miccia strepitosa.
Ecco servita la politica da Hooligans, le due tifoserie contrapposte. Con incredibile disinvoltura si fa visita con una tempistica altrettanto incredibile, ad un carcerato che mette in discussione il regime duro per mafiosi e terroristi, con altrettanta sicurezza si replica spiattellando quello che si sa per delegittimare la fazione politica opposta, in una gara per vedere chi ha ragione e chi ha torto.
A volte la conoscenza non è sapere le cose, o poterle fare, ma sapere quando si possono dire e si possono fare. Ci vuole testa, non il tesserino da parlamentare per poter varcare qualsiasi porta o accedere a qualsiasi informazione. Adesso chi spegne l’incendio?