Il Procuratore di Milano: La Mafia c’è e si muove nell’economia della città

25 Gennaio 2024
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“Milano è la più internazionale delle città italiane dove girano tantissimi soldi. Bisogna aumentare la vigilanza sull’incrocio tra criminalità economica e alcune presenze della criminalità organizzata”. Lo afferma il procuratore di Milano, Marcello Viola, in un’intervista al quotidiano ‘Il Corriere della Sera’ sottolineando che “non si può sottovalutare il fenomeno del riciclaggio del denaro sporco nelle attività economiche. Bisogna partire dalle indagini sul traffico degli stupefacenti perché da lì arriva il denaro principalmente. Va fatta attenzione al rischio di infiltrazioni e radicamenti di organizzazioni di stampo mafioso connotate da una grande aggressione e capacità di penetrazione in importanti settori produttivi”. 

“Non ha senso nascondere la presenza della mafia perché poi ce la si ritrova nei consigli di amministrazione delle aziende e nella politica, come è accaduto – ha aggiunto Viola – È illudendosi che si tratti di un fenomeno marginale che le organizzazioni mafiose prendono il sopravvento. Oggi la mafia non lascia i morti per strada, si nasconde dietro fallimenti di imprese create ad arte, grande evasione fiscale, riciclaggio, sfruttamento del lavoro, come con il caporalato nella logistica, in cui la Procura ha fatto da traino per interventi normativi. Per vedere la mafia, bisogna cambiare prospettiva”.

 “Nessuno dice che non ci sia più la grande corruzione, ma in questo momento storico assistiamo più ad una polverizzazione della corruzione. vengono – ha sottolineato Viola –

Spesso vengono pagate a funzionari pubblici somme contenute di denaro per rimuovere ostacoli autorizzativi. Per questo, ho ritenuto di assegnare al pool che si occupa di corruzione i reati edili e ambientali che possono essere la spia delle tangenti”.

 E in merito alla violenza sulle donne il procuratore ha detto che “Era indispensabile di fronte alla drammatica crescita dei numeri dovuta dall’aumento delle denunce legata alla cresciuta consapevolezza delle vittime e dai sacrosanti agli interventi normativi come il codice rosso. C’è, però, ancora troppo sommerso a fronte di un fenomeno sulle cui cause bisogna interrogarsi, a partire dagli uomini”

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