di Carlo Andreoli – Dopo aver gioito per giorni per il “grande risultato” ottenuto al Consiglio Europeo da parte del Premier Conte, il Ministro Gualtieri in Commissione Bilancio e Finanze ha ammesso che i tassi d’interesse apposti sullo strumento “Recovery Fund” non sono diversi dal Mes.
Ma non dobbiamo scandalizzarci di ciò, visto che come più volte abbiamo ribadito nel corso di questi mesi, come in guerra i Trattati e gli accordi comportano sempre dei vincoli.
Ciò sta a significare che come l’ormai demonizzato Fondo Salva Stati, anche il recovery fund essendo un prestito sovranazionale, godrà di un diritto di prelazione rispetto agli altri creditori. Godendo di questo diritto, lo Stato dovrà rispondere ogni anno a queste restituzioni e quindi trovare al più presto soldi con conseguente tagli della spesa pubblica, privatizzazione e svendita delle infrastrutture strategiche.
Non vogliamo essere ridondanti sul tema, ma temiamo che dietro la maschera del “Recovery Fund” si celi il solito volto, maligno e strozzino, dell’Unione europea.