Zero zero zero. Saviano non fa centro ma colpisce il bersaglio

11 Aprile 2021
Lettura 3 min

di Matteo Ferrario – Un carico di droga viene importato negli USA dal Messico per poi compiere un viaggio attraverso l’Atlantico e giungere in Calabria.

Qualcosa va storto e il viaggio si allunga… e i morti si moltiplicano.

Oggigiorno la serialità televisiva sta assumendo un potere pari, se non addirittura maggiore, del cinema nel mercato audiovisivo mondiale e le opere che vengono prodotte godono di mezzi e libertà creativa decisamente maggiori rispetto a quanto avveniva qualche anno fa.

Per quanto riguarda l’Italia è innegabile che da circa dieci anni a questa parte la televisione abbia sfornato serie decisamente più creative e coraggiose di quanto avveniva prima.

Ho quindi deciso di dedicare questa recensione ad un’opera televisiva anziché ad una cinematografica e non escludo di proporvene altre.

La serie che vi propongo oggi è, come potete evincere dal titolo, “ZERO ZERO ZERO” tratta dal romanzo di Roberto Saviano ed è una coproduzione tra: Italia, Francia e Stati Uniti.

Essa è indubbiamente una delle serie tv italiane più internazionali mai realizzate negli ultimi anni sia per il cast, composto da attori provenienti da mezzo mondo, sia per la troupe anch’essa composta da autori e mestieranti che vengono dai paesi più disparati (basti pensare che i tre registi della serie sono: un italiano, un danese e un argentino).

La serie ha ricevuto recensioni perlopiù positive dalla critica internazionale ma c’è anche chi ha sostenuto che essa non sia altro che un copia e incolla di “Gomorra la serie” solo con un Budget più grande.

Personalmente non sono né d’accordo né in disaccordo con tale ipotesi per il semplice motivo che sebbene sia innegabile che, a livello stilistico, ci siano delle somiglianze è anche vero che molti degli autori di “Zero Zero Zero” sono gli stessi di “Gomorra la serie” quindi la cosa si potrebbe spiegare come una sorta di “marchio di fabbrica”.

La cosa che la distanzia di più dalla prima serie “Savianiana” è la non-linearità.

C’è infatti un uso del flashback assente in “Gomorra la serie”: a metà di ogni episodio, dal primo all’ultimo, c’è un flashback che ci mostra eventi successi parallelamente a quelli che ci sono stati mostrati nella prima parte dell’episodio e, una volta finito tale flashback, si torna al presente e gli avvenimenti successi in parallelo trovano una soluzione comune intrecciandosi.

Devo essere onesto, è un meccanismo che nei primi episodi risulta un po’ ripetitivo e ridondante ma al quale, man mano che si procede nella storia, ci si abitua e tutto sommato non da troppo fastidio.

I personaggi sono tutti parecchio approfonditi in maniera interessante ed è facile appassionarci alle loro vicende, l’unico che non mi convince appieno è il personaggio di “Stefano La Piana” interpretato da Giuseppe De Domenico, non tanto per l’interpretazione quanto piuttosto per il fatto che a metà vicenda compie un “cambio di rotta” più per esigenze narrative che per la logicità di eventi e la cosa mi ha fatto parecchio storcere il naso.

Le scene action e spettacolari sono abbondanti e, benché molte siano utili alla trama, ce ne sono anche alcune gratuite messe lì per la sola paura che lo spettatore potesse annoiarsi.

In ogni caso ognuna di esse è realizzata clamorosamente, cosa non scontata per una serie italiana.

La trama, come succede praticamente sempre nei Noir, è solo un pretesto per mostrarci il mondo e i meccanismi del narcotraffico internazionale e come tutto sia interconnesso a livello mondiale, dal Sud America, passando per gli USA, fino alla Calabria.

Non a caso è divisa in tre scenari principali: il Messico (dove la droga è fabbricata), USA (da dove la droga parte) e Calabria (dove la droga è destinata).

La partenza della serie ha delle buone basi, lo svolgimento invece ha degli alti e dei bassi ma comunque il finale è abbastanza riuscito e chiude il cerchio in maniera tutto sommato interessante.

Nota: trattandosi di una serie antologica la trama è autoconclusiva, vale a dire che se ci sarà una seconda stagione avrà altri personaggi e, stando a quello che hanno dichiarato gli autori, potrebbe essere ambientata in un’altra epoca.

Tirando le somme: è una serie che non soddisfa appieno ma non lascia neppure a bocca asciutta e comunque mi sento di consigliarla perché è molto interessante per capire come funziona il mondo del narcotraffico che, ahimè, fattura centinaia di miliardi ogni anno.

Visione consigliata (ai soli adulti ovviamente)

Critica: 3,5

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