di Roberto Gremmo – Con tutto il rispetto per il defunto, non credo meriti particolare omaggio il discendente dei Savoia Carignano (ramo cadetto della dinastia).
Quando morì Umberto secondo noi autonomisti piemontesi gli rendemmo tutti gli onori sia perché era stato principe di Piemonte, sia perché parlava ed amava la nostra lingua “nazionale”. Organizzammo una messa celebrata a Torino in piemontese in una chiesa strapiena da padre Battagliotti, l’unico prete che accetto’ dopo il rifiuto opposto dal sacerdote piemontesista don Occhiena, che nel 1946 era stato l’unico ecclesiastico della diocesi a schierarsi per la repubblica.
Quando morì Maria Jose’ ero segretario del Consiglio regionale della Valle D’Aosta e chiesi alla presidenza di inviare il gonfalone della Vallee al funerale; proposta accettata ma non messa in atto col pretesto che il gonfaloniere era malato.
Anche Maria Jose’ meritava un sincero omaggio, lei che si sussurrava avesse votato il socialista Saragat alla Costituente, che per tradizione provenendo da un Paese multietnico era sensibile alle istanze delle Piccole Patrie ed aveva inutilmente cercato di convincere il Re a non entrare in guerra.
Questo discendente, già principe di Napoli, rompendo la tradizione che voleva i pretendenti al trono assumere il titolo principesco di Piemonte, ha dimostrato scarsa, per non dire nulla sensibilità per le identità dei Popoli dello Stato italiano, al punto da voltare le spalle alla lunga e gloriosa storia della Serenissima, nominando il figlio principe di Venezia, una Venezia diventata italiana al rombo del cannone. Uno schiaffo bruciante per una terra dei Dogi.
Nel movimento autonomista piemontese c’era anche un gruppo monarchico, che stampo’ (direttore responsabile il sottoscritto, solo per ragioni legali) un giornale “Savoie bonnes nouvelles” che già nel titolo ricordava una pagina gloriosa dei Savoia in difesa della Patria Cita. Difesa che Vittorio Emanuele secondo, il terzo e ora il quarto non hanno mai fatto.