L’interesse “nazionale”, l’astensionismo e il tentativo di una cultura di destra di rappresentare l’Italia una e indivisibile…

7 Luglio 2023
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di Cuore Verde – Giorgia Meloni, presidente del consiglio, nei suoi interventi, cita spesso il cosiddetto “interesse nazionale”. 

Bisogna conciliare il tema dell’Europa con la difesa degli interessi nazionali”.

“Io non sono mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali“.

“Quando una cosa, secondo me, diciamo, è contraria al nostra interesse nazionale, quando bisogna battersi per ottenerla, allora lo si fa come lo fanno gli altri”.

“Succederà che anche l’Italia si metterà a difendere i suoi interessi nazionali”. 

Difendere l’Ucraina vuol dire oggi difendere l’interesse nazionale italiano”. 

Prima ancora di una questione di merito, c’è una questione di metodo su come si faccia a difendere l’interesse nazionale italiano”.

E poi ancora, sempre nell’ambito della difesa dell’interesse nazionale, l’appello rivolto alle opposizioni: “Criticate ferocemente il governo, me, le scelte che facciamo, i provvedimenti, le nostre eventuali mancanze. Ma vi prego, fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia, perché questo fa la differenza”.

L’interesse nazionale di uno Stato, termine al quale Giorgia Meloni preferisce quello di “nazione”, presenta molteplici aspetti tra i quali assume particolare evidenza la necessità di prevenire, evitare o respingere qualsiasi situazione che possa minacciare la sua sopravvivenza. In questo senso, l’interesse nazionale si applica all’insieme degli obiettivi strategici di uno Stato in campo geopolitico, economico, militare e anche culturale.

La definizione di “interesse nazionale” può pertanto essere ricompresa in quella della “ragion di Stato”, ovvero, l’insieme delle priorità concernenti la sopravvivenza e la sicurezza dello Stato, che possono indurre l’autorità politica a decisioni che superino le consuete applicazioni del diritto internazionale o del diritto interno, adottando, ad esempio, lo stato di emergenza, o a tutelare determinate informazioni con il “segreto di stato”. 

L’espressione “interesse nazionale”, nel costante utilizzo da parte dei “patrioti”, nel presente contesto storico e politico, dal mio punto di vista, appare un espediente retorico per rivestire gli obiettivi e i programmi del governo con una specie di “scudo etico” facendo ricadere le azioni, le ragioni e le opinioni degli oppositori nel campo di coloro che tenderebbero ad assumere un atteggiamento antipatriottico. Un discrimine morale: noi rappresentiamo la nazione e i suoi interessi a differenza dei nostri oppositori.    

La convinzione di rappresentare la maggioranza della cosiddetta “nazione italiana” ha poi riacceso negli intellettuali di area della destra la speranza di poter finalmente mettere un freno alla “cultura di sinistra”, ovvero, alla “egemonia rossa” sull’arte, la letteratura e la cinematografia. E quindi si rispolvera il futurismo e la “difesa” della lingua italiana. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha poi dichiarato che “Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri: la destra ha cultura, deve solo affermarla”. 

Le percentuali dell’astensionismo, sempre in aumento, dimostrano che praticamente la metà degli elettori non si sente in alcun modo rappresentata dalle forze politiche presenti in parlamento, opposizione compresa. In Lombardia, alle ultime elezioni regionali, l’astensionismo ha raggiunto il 60% degli aventi diritto al voto. La maggioranza dei cittadini, pertanto, viene governata da forze politiche scelte da una minoranza degli elettori. La metà della metà. Paradosso democratico. Sia ben chiaro, non metto certo in discussione la legittimità di questi governi, ma mi limito ad avere notevoli perplessità nei confronti di forze politiche sostanzialmente minoritarie che intendono rappresentare la cultura, nella sua più ampia accezione, compresa quella politica, dell’intera “nazione”. Ammesso che effettivamente esista una nazione italiana “una e indivisibile”. 

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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