“Capisco le esigenze elettorali, sono legittime in democrazia, ma della fretta e della scarsa condivisione con cui abbiamo approvato per esempio la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha pasticciato le competenze tra Stato e Regioni, ancora paghiamo le conseguenze. Se fossi il ministro Calderoli non vorrei fare la fine di Bassanini criticato da tutti gli amministratori, di destra e sinistra. L’architettura dello Stato va migliorata, ma non si può più sbagliare, pena il collasso”. Lo dice il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, in una intervista al Fatto Quotidiano. La “convinzione” di Rampelli è che presidenzialismo ed Autonomia devono ‘marciare insieme’: “Come si fa, a parte l’esigenza di consolidare l’unità nazionale attraverso l’elezione diretta del presidente della Repubblica – si chiede -, a non avere una visione organica dello Stato nel caso di una prospettiva presidenzialista e di maggiori poteri conferiti a regioni ed enti locali?”. Secondo l’esponente FdI, “per una riforma delicatissima, destinata a cambiare la vita dei nostri figli e a cambiare l’Italia, il passaggio parlamentare sarà ineludibile. Lo dico anche nella veste di presidente vicario dell’Assemblea di Montecitorio e sono convinto che la pensi come me anche il presidente Fontana, che difenderà le prerogative della Camera che presiede”.
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