Cento anni dalla ‘domenica di sangue’ di Bolzano. Il volto feroce del nazionalismo (fascista)

23 Aprile 2021
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di Roberto Gremmo – Il 24 aprile di cento anni fa, il fascismo italiano mostrava il suo volto violento, prepotente e sopraffattore provocando a Bolzano una carneficina, nota come “blutsonntag’, la domenica di sangue.   Quel tragico giorno si teneva nel capoluogo Sud-tirolese la consueta fiera di Primavera ed erano previste manifestazioni folcloristiche e tradizionali, compresa una pittoresca sfilata di gruppi agghindati coi tradizionali, variopinti costumi di tranquilla gente di montagna, orgogliosa della propria identità, lingua e cultura.   

Esaltati nazionalisti, fanatici intolleranti e violenti energumeni avvinazzati, oltre 400 squadristi guidati dal famigerato Achille Starace, mobilitati da tutta la regione per la spedizione punitiva facevano irruzione fra la popolazione in festa e gettavano decine di bombe a mano sul corteo, prendevano a manganellate chi capitava a tiro e sparavano a casaccio colpi di moschetto e di pistola contro i malcapitati che stavano pacificamente sfilando.

Il bilancio della tragica azione squadrista fu drammatico perché a sera si contarono più di 50 persone ferite ed un morto, il maestro di scuola Franz Innerhofer, giunto da Marling (Marlengo) coi suoi scolari per partecipare al grande e festoso raduno.   

I fascisti rivendicarono subito apertamente la strage, considerandola una salutare reazione italiana per “risanare l’atmosfera” e cominciare a sradicare il ‘germanesimo’ di quella gente che non voleva piegarsi all’italianizzazione forzata, dopo l’annessione manu militari della loro Terra allo Stato italiano.

Parlando poi alla Camera, lo stesso Mussolini rivendico’ la paternità morale della strage, che segnava “il limite al di là del quale il fascismo non permette che vada l’elemento germanista”.   Per difendere “i sacri confini” erano pronti a tutto. Anche ad uccidere.

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