Bonomi, su Green Pass accordo in azienda è possibile

25 Luglio 2021
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“Il governo sta ascoltando tutti per farsi un quadro della situazione. C’e’ un aumento di contagi legato alla variante Delta e anche a Confindustria ha chiesto delle valutazioni, che abbiamo dato in una nota scritta. L’obiettivo di fondo e’ consolidare la ripresa per recuperare il reddito e il prodotto perduti, per tutelare i posti di lavoro e perche’ in pandemia abbiamo contratto un debito astronomico. E l’unica minaccia a una crescita sostenuta oggi e’ il virus. Quella minaccia va ridotta al minimo possibile”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando della proposta dell’associazione sul green pass. “Nel quadro di regole attuale, dunque con piena tutela della privacy e della liberta’ di scelta dei singoli, l’uso del green pass prevede tre criteri: il vaccino, l’immunita’ per aver contratto il Covid o il tampone – spiega Bonomi – Mai chiesto di rendere il vaccino obbligatorio per accedere al luogo di lavoro. E mai parlato di applicazione unilaterale. Ho sentito troppi commenti a caldo, fatti senza aver letto cosa in realta’ avevamo detto esattamente”.

Secondo Bonomi, “c’e’ stata una strumentalizzazione da parte di chi vuole rimettere in discussione i vaccini o magari vuole rivedere lo sblocco dei licenziamenti”. Sulle possibili opzioni sul tavolo – escludere le piccolissime imprese dal green pass, o far si’ che il governo fornisca il tampone nelle aziende – Bonomi risponed: “Draghi sentira’ le parti e credo che ci sara’ una convergenza. Fin dal primo lockdown, Confindustria ha sempre dato prova di essere attenta alla salute, siamo stati i primi a chiedere protocolli di sicurezza nelle aziende. Le soluzioni possibili sono tante”. Nell’intervista Bonomi parla anche dei provvedimenti economici del governo per il mondo del lavoro in difficolta’: “Sui nuovi ammortizza-tori sociali il ritardo e’ grande – afferma – Le imprese di Confindustria versano all’Inps 3 miliardi l’anno per la cassa integrazione ordinaria e ricevono prestazioni per 600 milioni. Non si puo’ usare l’industria come bancomat”. 

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